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G  A  T  T  A  C  A

There is no gene for the human spirit.

Qualche giorno fa, conclusasi la lezione di “neurobiology of maladaptation”, il nostro professore si è fermato a discutere alcune implicazioni che la genetica può avere nella nostra vita e soprattutto nella nostra società. Cose tipo la pecora Dolly, gli O.G.M., gli X-Men o l’eugenetica, quelle cose lì. In realtà, col proff, principalmente di eugenetica. Parolone che sta per: lo studio dei metodi volti al perfezionamento della specie umana attraverso selezioni artificiali operate tramite la promozione dei caratteri fisici e mentali ritenuti positivi, o eugenici (genetica positiva), e la rimozione di quelli negativi, o disgenici (genetica negativa), mediante selezione o modifica delle linee germinali (buon caro vecchio wiki).

L’eugenetica salta fuori per la prima volta nell’Ottocento e non gode di buona fama oggigiorno, avendo ispirato simpatici guaglioni come Hitler e Lombroso. Già prima della sua nascita però, nel corso della storia si sono verificati tentativi simili di controllare e selezionare il patrimonio genetico della prole, d’altronde: buon sangue non mente! Ad esempio i faraoni incestuosi che facevano chiki chiki solo tra fratelli e sorelle, massimo cugini, per mantenere la purezza del sangue “divino” della famiglia reale (come si suol dire: “non c’è cosa più divina della cugina”). Dopo qualche generazione si sono però accorti che non era una grande idea: invece degli Adoni che si aspettavano, i faraoni venivano fuori storpi e malaticci (tipo quello sfigato di Tutankhamon).

Invece gli Spartani, con vero spirito darwiniano, davano un bel calcio in culo ai propri giovani e li costringevano a passare un anno fuori le mura ad ammazzare Iloti e a procacciarsi il cibo (ora provate a lamentarvi con i vostri parents), così la selezione naturale faceva il suo corso e sopravvivevano solo i migliori. Non dimentichiamoci anche che il matrimonio è presente in tutte le culture, seppur con forme e riti diversi, e non è nient’altro che un modo di controllare la progenie a livello monetario (l’eredità), a livello sociale, come ad esempio con le caste in India, e a livello sanitario, tipo la verginità, che prima dell’invenzione del cappuccio in plastica, era l’unico modo per essere sicuri che i due sposini non si fossero beccati delle malattie sessualmente trasmissibili (ora sta menata della verginità prima del matrimonio è un po’ anacronistica) (1). La questione è anche più complessa di così ma questi sporadici esempi erano per farvi capire quanto sia pregnante il legame tra sangue e società. Non a caso definiamo il DNA come patrimonio genetico, perché esso è la più importante eredità che ci possa essere lasciata.

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