Articolo di Lucrezia Pedranzini

 

“Ne avevo sentito parlare, ma non pensavo certo di potermene ammalare a 14 anni! L’età in cui ti affacci alla vita, in cui inizi a voler vivere da adulto, a volerti divertire con gli amici!” (Spaggiari, 2013, p. 4).

Ecco le parole di Valerio, un ragazzo a cui è stato diagnosticato un tumore. È difficile parlare o scrivere di adolescenti con patologie oncologiche. Il rischio di scadere nella banalità è forte, come anche quello di scrivere qualcosa di troppo astratto, o di guardare queste situazioni con gli occhi di chi prova solo pietà e compassione. Non è questo l’intento, bensì quello di guardare la malattia con gli occhi dei ragazzi e di tutte quelle persone che, giorno dopo giorno, combattono al fianco di questi giovani pazienti nei periodi di ospedalizzazione; e infine, di notare le ripercussioni fisiche e psicologiche che un tumore può avere nella vita di un adolescente.

L’adolescenza è il periodo della vita in cui l’individuo è caratterizzato da un forte desiderio di esplorare, di avere maggiore autonomia e dall’esigenza di affrontare i molteplici cambiamenti che riguardano il proprio corpo con lo scopo di lasciarsi alle spalle l’infanzia ed affacciarsi nel mondo degli adulti. Insomma, è “una fase della vita ricca di opportunità” (Palmieri), di conflitti da risolvere, di nuove decisioni da prendere. È un periodo nel quale il ragazzo allarga la propria cerchia di conoscenze e di amicizie e soprattutto inizia a delinearsi la sua personalità.

Una patologia oncologica è sempre un’esperienza stressante e potenzialmente traumatica, ma assume dei connotati particolari se vissuta in adolescenza: “La malattia e l’iter terapeutico comportano effetti collaterali variegati” (Tantillo e Guanciale, 2015, p. 65), che possono impattare su aspetti differenti ed importanti della vita di un adolescente. Basti pensare per esempio ai cambiamenti del proprio corpo, al legame di dipendenza/indipendenza rispetto ai genitori che si viene a creare e all’ampiamento della gamma di emozioni provate.

A cominciare dai cambiamenti legati al proprio corpo, in adolescenza sono molti i dubbi, i timori e l’imbarazzo con cui l’individuo normalmente deve confrontarsi. Deve imparare a conoscere (di nuovo) il proprio corpo, che sta cambiando sotto diversi punti di vista. Deve affrontare questi cambiamenti, gestirli e accettarli. Ma cosa succede nel caso della malattia? L’adolescente si percepisce estremamente vulnerabile, come non mai. Invece di porre l’attenzione sui suoi desideri di esplorare e di essere indipendente, egli si focalizza sulla propria limitatezza.

La patologia oncologica, infatti, enfatizza proprio quelle sensazioni di diversità, di ansia e di inadeguatezza, già di per sé comuni nell’adolescente, determinando in alcuni casi un effettivo ritardo della crescita e dello sviluppo puberale, che rendono ulteriormente evidenti le differenze coi coetanei. Invece di osservare il proprio corpo per ricercarne i cambiamenti, imparare a conoscerlo e valorizzarlo, l’adolescente lo percepisce come un limite che gli impedisce di dare pienamente voce ai suoi bisogni di indipendenza e di esplorazione di nuovi contesti, di nuove amicizie, di nuove esperienze.

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