Avete mai provato a “spegnere” l’audio, tutti i suoni che ricevete dal mondo e dalle persone per osservare solo con gli occhi i loro movimenti? Che cosa avete notato negli altri o in voi stessi? Facendolo, se non l’avete mai sperimentato prima, si scopre un mondo nuovo, un ricco flusso d’informazioni provenienti da ciò che vedete con gli occhi, in particolare i movimenti o la loro assenza. Si tratta del mondo della comunicazione non verbale.

Quando lo scoprii, fu per me l’epifania che esiste un mondo molto più vasto di quello cui avevo consapevolmente prestato attenzione fino ad allora. Una volta metabolizzata la scoperta, l’elemento che ancora mi sfuggiva era la cinesica (da kinesis “movimento”), il linguaggio del corpo, in particolare tutti quegli atteggiamenti corporei di difficile interpretazione che adottiamo spesso inconsapevolmente.

Come usare questa forma di comunicazione? E soprattutto, quali sono le sue implicazioni, per noi stessi e per gli altri?

Gli animali usano questa forma di comunicazione con grande abilità sfruttando i punti forti e quelli deboli della propria anatomia: per esempio quando avvertono una minaccia, aumentano le proprie dimensioni fisiche, si gonfiano, estendono gli arti per occupare più spazio e dissuadere i propri nemici. Manifestano sottomissione ponendosi più in basso, incurvandosi, mostrando il collo cioè rendendosi vulnerabili.

Noi esseri umani decidiamo di attribuire privilegiare linguaggio verbale, cioè il contenuto espresso tramite il significato delle parole (o delle frasi), ma siamo ancora molto soggetti alla cinesica, anche se non sempre vi prestiamo attenzione (ahinoi!). Specialmente i nostri atteggiamenti non sempre consapevoli di incurvare o raddrizzare la schiena, chiudere o aprire le spalle e molti altri, comunicano qualcosa di noi e non solo agli altri, anche a noi stessi.

Watzlawick, uno dei grandi teorici della comunicazione, propone l’idea che in ogni interazione tra individui si comunichi non solo il contenuto del messaggio, ma molte più informazioni, anche sulla natura della relazione tra chi invia il messaggio e chi lo riceve.

Portando quest’assioma nella comunicazione cinesica, se due animali manifestano atteggiamenti aggressivi quali mostrare le zanne o occupare più spazio, non stanno solo minacciando di attaccare o cercando di dissuadere l’aggressore, ma stanno anche comunicando di essere in una relazione conflittuale, di disuguaglianza.

Facendo un esempio con gli esseri umani e il linguaggio del corpo, si potrebbe immaginare una situazione sul posto di lavoro: al momento di proporre un progetto o una nuova strategia, adottando una postura con le spalle chiuse a proteggere il collo, rannicchiata, guardando in basso, con la schiena ricurva e con la testa inclinata in avanti, sarà più difficile far valere il proprio punto di vista, mostrarlo come valido.

Con questa postura si comunica incertezza, insicurezza personale, esigenza di proteggersi, insieme al porsi, in quel momento (o più a lungo, nel peggiore dei casi) in una posizione sottomessa nella gerarchia, vulnerabile alle critiche.

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