Articolo di: ARIANNA COGLIO

 

“Il perdono è memoria selettiva, una decisione consapevole di concentrarsi sull’amore e lasciare andare il resto”

(Marianne Williamson)

Per approfondire il tema del perdono, partiremo dal significato della parola Offesa, per poi focalizzarci sul ruolo della cognizione, sui potenziali benefici del perdono e su come intraprendere la strada per perdonare. È importante essere consapevoli che il perdono è una scelta e richiede numerose risorse al soggetto, è un percorso a ostacoli ma i benefici che l’individuo ne trae sono numerosi.

Nella Guida Treccani si leggono diverse definizioni: l’Offesa è un “danno morale recato alla dignità di una persona con atti o con parole”, un “atto, comportamento con cui si viola un principio, un valore etico, una norma comunemente accettata”, un’”azione di attacco armato”, una “lesione traumatica in un organo o parte del corpo”.

Si nota inizialmente l’attenzione ad un piano intangibile, non fisico, ovvero il danno morale provocato da un’offesa, ma poi via via si arriva ad una dimensione corporea davvero concreta, l’organo lesionato, che può direttamente mettere a rischio la vita.

Questa escalation di profondità sembra ricordare che certe offese anche se non nascono come fisiche, siano davvero dannose e pericolose, radicandosi nel corpo attraverso emozioni persistenti, che se non vengono elaborate sono fonte di forte distress e malattia.

Quando si viene traditi, umiliati e danneggiati, si sta male, si soffre. Ci si sente arrabbiati e a volte vendicativi. Così come tanti sono i modi per definire l’offesa, ancora di più sono i modi in cui ci si sente offesi, le sfumature che può assumere la nostra emozione.

È fondamentale ricordare, a tal proposito, che le emozioni provate dal soggetto in termini di qualità ed intensità, sono profondamente influenzate dall’interpretazione cognitiva dell’evento vissuto ed il significato ad esso attribuito (Siemer et al., 2007).

Basta pensare all’ultima volta che abbiamo litigato con qualcuno in un momento di stanchezza. Come per esempio una lite “serale” che sembra insuperabile, ma quando ci si sveglia la mattina si interpreta lo stesso evento in modo diverso e non ci si sente più offesi, talvolta non capendo nemmeno come sia stato possibile arrabbiarsi così tanto la sera precedente.

L’ interpretazione cognitiva dell’evento vissuto è un elemento cardine per comprendere come viene vissuta un’offesa.

Ascoltando la canzone “Offeso” di Niccolò Fabi, potremmo sentire un brivido alle parole “Quando vivere diventa un peso…, quando nei sondaggi il tuo parere non è compreso”.

Immaginate, per esempio, di aver dedicato molto tempo alla formulazione di risposte per un questionario che vi hanno cortesemente chiesto di compilare, di essere stanchi ma soddisfatti e pronti per restituirlo… e poi il ricercatore inaspettatamente prende il vostro questionario e lo straccia, lo butta via con superficialità…come vi sentireste? Non sembra un’offesa “mortale”, eppure “brucia”.  E se il ricercatore in questione fosse un vostro amico d’infanzia, un cugino o un collega a voi caro?

Quando si viene offesi, ci si sente violati, non considerati, maltrattati e si percepisce come negata la propria dignità. Pensiamo al tradimento nel matrimonio, ad un “colpo inaspettato” da parte di fratelli e sorelle, tante sono le chance che abbiamo di venire offesi, in modo più o meno evidente.

E di fronte a questo enorme peso emotivo, cosa significa perdonare? E soprattutto come si fa? Perdonare significa “diventare consapevoli del negativo vissuto ed ingaggiarsi attivamente in un processo che aiuti a diventare neutrali o positivi nei confronti della persona che ci ha prodotto un dispiacere” (Bono, 2008).

Questo significa che il perdono non è spontaneo, ma è cercato e voluto.  Bisogna impegnarsi in questo processo difficile e dispendioso di energia.

Tutti sappiamo che per iniziare un percorso sfidante bisogna sentirsi motivati, sentire dei drivers interni che incoraggino e guidino l’azione. A tal proposito, vale la pena interrogarsi su quali vantaggi si possano ottenere con il perdono.

In linea teorica, perdonando, ci si può sentire sollevati dal dolore, si può liberare nuova energia da incanalare in attività diverse, si aumentano la fiducia nel prossimo e le emozioni socialmente positive, riducendo significativamente la tensione e lo stress psico-fisico. In aggiunta, perdonando si ha la possibilità di salvare la relazione con la persona che ci ha offeso, la quale molto probabilmente era percepita come significativa prima del torto arrecato.

Salvare una relazione significativa permette di recuperare risorse importanti per l’individuo stesso, considerando le relazioni come risorse sociali.

 

Non ci è difficile pensare ad un’amicizia finita per un’offesa protratta con rancore e non elaborata. Magari un amico d’infanzia, con il quale si è sempre usciti il sabato sera e che dopo un particolare evento abbiamo “cancellato” dai contatti.

Spesso la rabbia ci tiene prigionieri e non permette di reinterpretare l’evento. Questo amico con cui abbiamo condiviso molte esperienze improvvisamente sembra un nemico e “tagliamo” la relazione, una relazione che presumibilmente ci ha sempre fornito un sostegno sociale.

Ingaggiarsi in un percorso che ci permetta di perdonare il nostro amico è un qualcosa che bisogna scegliere, non viene da sè. Perdonare richiede uno sforzo cognitivo ed emotivo importante. Inoltre, bisogna sottolineare che più una relazione è significativa, maggiore sarà lo sforzo per il perdono, ma maggiore sarà anche il beneficio che si ottiene perdonando.

Per iniziare il processo di perdono, si può iniziare a vivere l’emozione negativa provocata dall’offesa, non negarla, accettarla ed osservarla, esserne curiosi (riprendendo i concetti fondativi della Mindfulness di J.K. Zinn in Full Catastrophe Living).

“Fa male, brucia, mi soffoca, è come una spada conficcata nel cuore, vorrei piangere, vorrei urlare” sono tutte sensazioni che possono accompagnare un’offesa. Vanno sentite, bisogna farne esperienza emotiva, per poi superarle, iniziando con uno sforzo cognitivo.

È importante inizialmente riuscire a far evolvere l’emozione di una forte rabbia in emozioni un po’ meno dispendiose di energia, come per esempio il disappunto, la tristezza, la pietà. Non si vuole restare a lungo in queste altre emozioni, ma si vuole solamente cercare di non soffermarsi troppo in emozioni molto travolgenti.

È utile iniziare a muovere il pensiero, ponendosi domande circa il contenuto dell’offesa e i fattori di rischio. Come mai mi sento offeso? Come posso avere personalmente influenzato l’evento? C’è qualcosa di cui sono responsabile che può avere ferito la persona che mi ha offeso? Dove potrebbe portare il perdono della persona che mi ha fatto soffrire?

E se invece decido di restare nella rabbia e nel rancore, che tipo di futuro emotivo mi si prospetta? Come starò a vivere nel disappunto? Cosa mi impedisce di perdonare? Non sono domande semplici, e non per forza bisogna trovare delle risposte, ma l’importante è iniziare a porsele, per cercare di muovere l’esperienza emotiva corrente ed aprire uno spazio potenziale al perdono.

Bono et al (2008) hanno dimostrato che quando ci si permette di perdonare, il giorno stesso del perdono e il giorno successivo, il benessere personale affettivo aumenta. Questo beneficio diventa più evidente quando la persona che ha causato l’offesa è un individuo significativo per la vita del soggetto e quando porge scuse sentite.

Da un punto di vista neuro scientifico, alcuni studiosi (Strang et al. 2014) hanno osservato che il perdono è associato ad un’attivazione del giro angolare destro (right angular gyrus), zona implicata nelle funzioni sociali complesse. Questa attivazione implica che il soggetto sia meno propenso a colpevolizzare la persona da cui è stata offesa, risultando più facile perdonare.

Inoltre, è necessario sapere che esistono degli espedienti utili per sostenere il perdono, come per esempio la Loving-Kindness Meditation, tecnica molto utile per la quale bisognerebbe dedicare un approfondimento.

La consapevolezza delle proprie emozioni e sensazioni, delle barriere che si hanno verso il perdono, dei benefici che si possono ottenere perdonando, sicuramente aiuteranno la persona a esplorare diverse modalità con cui rispondere all’offesa. Si può scegliere di stare nella rabbia e si può scegliere di perdonare.

Se si sceglie di perdonare, si deve essere consapevoli che il percorso può essere ripido e insidioso, ma che il perdono porterà numerosi benefici anche fisici. Non si può dire che esista una via giusta o sbagliata, ma ognuno può impegnarsi a raggiungere quello che più pensa essere adatto per lui.

 

Bibliografia

Strang S, Utikal V, Fischerbacher U, Weber B, Falk A (2014) Neural Correlates of Receiving an Apology and Active Forgiveness: An fMRI Study. PLoS ONE 9(2): e87654.

Bono G, McCullough M, Root L, (2008), Forgiveness, Feeling Connected to Others, and Well-Being: Two Longitudinal Studies. Personality and Social Psychology Bulletin, 34:182

Appunti personali tratti dalle lezioni del Dr. Gordon (Uncw)

Siemer, M., & Reisenzein, R. (2007). Emotions and appraisals: Can you have one without the other?

Immagine tratta da http://popup.vanityfair.it/files/2013/01/babyabbraccio.jpg

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