Articolo di: ARIANNA COGLIO

“La felicità della vita è fatta di frazioni infinitesimali: di piccole elemosine, presto dimenticate, di un bacio, di un sorriso, di uno sguardo gentile, di un complimento fatto col cuore.”

Samuel Taylor Coleridge, poeta e filosofo inglese vissuto tra il 1772 e il 1834, affermò in un celebre verso tali parole.

Oggi, nel 2016, ci chiediamo come si faccia ad essere felici e siamo spesso alla ricerca di novità, di eventi straordinari che possano renderci più felici ed entusiasti della nostra vita. La routine sembra a volte pesarci sulle spalle, ed annebbiare la nostra gioia. In questo articolo vorrei spiegare come mai dovremmo seguire il suggerimento di Coleridge e concentrarci sulle “piccole” gioie della vita.

Abbiamo bisogno di vivere esperienze straordinarie per essere felici? È possibile “cercare la felicità nelle piccole cose” oppure è solo un’utopia, una frase di un celebre poeta inglese vissuto anni fa e non più “affidabile”?

La nostra psiche è biologicamente costruita per permetterci di sopravvivere, e non specificatamente per essere felici. Ma allora possiamo intervenire sulla nostra felicità? Possiamo allenarci ad essere felici?

Per cercare di capire come funziona la nostra felicità, partiamo dalla Teoria dell’Adattamento Edonico. Secondo questa teoria psicologica, noi tutti abbiamo un livello base di felicità ed i grandi eventi della vita ci fanno muovere sopra o sotto questo livello, rendendoci più o meno felici. Possiamo sentirci elettrizzati e pieni di energia quando andiamo in viaggio, quando avanziamo di ruolo in azienda o quando troviamo un nuovo partner.

Questi eventi infatti muovono il nostro livello base di felicità, rendendolo verosimilmente più alto. Può succedere però che ci capitino degli eventi spiacevoli, come un licenziamento, un tradimento o altri ancora. Queste situazioni ci rendono tristi, svogliati, magari disperati e ci sentiamo “a terra”.

Vai all’articolo: Come e perché fare della felicità uno stile di vita

La Teoria dell’Adattamento Edonico spiega come l’essere umano si adatti a quello che gli succede e che, prima o poi, il suo livello di felicità torna ad essere quello di sempre. È solo una questione di tempo.

Per questo motivo, potremmo decidere di concentrarci sulla nostra felicità quando c’è per cercare di farla durare più a lungo, nella consapevolezza che questa intensa emozione scemerà. D’altro canto, possiamo confortarci quando ci sentiamo tristi, sapendo che è uno stato potenzialmente temporaneo.

Ricerche storiche sull’Adattamento Edonico hanno evidenziato che quando ci sposiamo torniamo al nostro livello base di felicità in circa tre mesi, lo stesso periodo di tempo che serve per ritornare al livello base dopo un licenziamento.

Gli eventi straordinari che impattano sul nostro livello base di felicità, hanno un effetto chiaro ed intenso, ma non per forza duraturo. Come fare allora ad essere più felici senza dipendere da eventi straordinari? È possibile o dobbiamo aspettare di vincere la lotteria per sorridere? Certo, vincere la lotteria ci porterebbe ad essere estremamente felici per un certo periodo di tempo, ma poi verosimilmente torneremmo al nostro solito livello di felicità ed anche piuttosto velocemente.

Vale la pena quindi aspettare tutto ciò per essere felici? Vale la pena cercare di accumulare eventi straordinari per aumentare sempre di più il nostro livello di felicità, sottoponendo il nostro corpo costantemente a stimoli estremamente attivanti? Certo, eventi straordinari e gli eventi maggiori della vita sono importanti, ma non dobbiamo solo contare su di essi per essere felici.

Fare affidamento ai grandi eventi della vita per essere felici non è la via più affidabile, anche per un motivo strettamente biologico: il nostro corpo infatti risponde agli stimoli con un arousal fisico, ovvero un’attivazione del sistema nervoso simpatico, che è impegnativo per il corpo.

Biologicamente, necessitiamo di una fase di vagotonia, ovvero una fase di recupero prima di attivarci nuovamente. Non possiamo essere costantemente attivati dal nostro sistema nervoso simpatico, poiché questo aumenterebbe troppo i livelli di stress nel nostro organismo, creando danni sia da un punto di vista psicologico che fisico.

Ipotizziamo di avere quattro feste Natalizie all’anno, come vi sentireste?  Il Natale, generalmente, è aspettato con ansia, è visto positivamente, è un momento di festa, ed è un evento speciale che sposta il nostro livello base di felicità. Eppure, se dovessimo avere quattro festività natalizie all’anno, probabilmente sarebbe troppo, ne saremmo stanchi.

Invece di aspettare eventi particolarmente emozionanti per essere felici, è meglio usare la nostra energia per aumentare il nostro livello base di felicità. Possiamo allenarci a trovare la felicità in quello che abbiamo, lavorare sul nostro quotidiano.

Sì, ci si può allenare ad essere felici. A tal proposito, è importante introdurre il concetto di Emozione secondo la teoria di Schachter. Schachter descrive l’Emozione come il risultato di un’attivazione neuro simpatica (arousal), a cui segue un’elaborazione di pensiero, ovvero la nostra interpretazione.

È qui che nasce l’Emozione, dove noi, a seguito di un’attivazione corporea, categorizziamo l’evento in “bello” o “brutto”. Spesso tutto questo succede molto rapidamente e in modo piuttosto automatico. Per dare vita ad un’emozione è quindi importante l’interpretazione che si da ad un evento.

Per esempio, posso pensare che fare la spesa tutti i giorni sia noioso e stressante, oppure posso pensare che fare la spesa sia un’occasione per incontrare persone che conosco e fare una bella chiacchierata, un’opportunità per raccogliere nuove idee e creare un nuovo pasto, partendo dalle “solite cose”.

Il nostro pensiero è importante, dà forma alle nostre Emozioni! Con un po’ di pratica possiamo allenare il nostro pensiero ad interpretare la realtà in modo più funzionale per la nostra felicità. E come? Partendo dall’indissolubile collegamento tra mente e corpo, concentriamoci un momento sul funzionamento del nostro cervello nell’apprendimento.

La neuropsicologia ci insegna che più ripetiamo un pensiero ed un comportamento, maggiori sono le probabilità che esso venga ripetuto. Infatti, nel cervello abbiamo circa 100 miliardi di neuroni che sono collegati tra loro dalle sinapsi. Ora immaginate anche solo 100 miliardi di strade possibili… Voi quale prendereste?

La maggior parte di noi prenderebbe una strada che ha già preso almeno una volta. Lo stesso fa il nostro cervello, che se interpreta tre volte la spesa come un evento inevitabile, noioso e frustrante, la quarta volta sarà molto probabile che interpreti la spesa nello stesso modo… Perché dovrebbe interpretarlo come un evento “gioioso ed esaltante”?

Questo succede perché i collegamenti tra i neuroni si rafforzano e vengono attivati più facilmente quando vengono ripetuti. La ripetizione crea nel nostro cervello “sentieri più marcati”, più definiti e più facili da percorrere.

Determinate interpretazioni della realtà sono abitudini, frutto di un nostro apprendimento nel tempo. Possiamo lavorare su queste interpretazioni della realtà “indebolendo” il sentiero che biologicamente mi fa pensare che fare la spesa sia noioso, creando un nuovo sentiero per il pensiero “fare la spesa è un’occasione speciale per me oggi”, creando una nuova memoria.

I nostri Pattern di Pensiero, però, non cambiano in un giorno, non basta impegnarsi qualche ora per cambiare il nostro modo di interpretare determinate cose, specialmente se è da anni che interpretiamo la spesa come un evento noioso. Dobbiamo allenarci, ripetere il pensiero più funzionale per la nostra felicità e renderlo forte.

E così potremmo essere un po’ più felici del solito mentre compriamo le pesche, le fragole, senza aspettare di vincere al gratta e vinci che compriamo in cassa! È questione di allenamento.

Altri modi per intervenire sul nostro livello base di felicità sono coltivare la gratitudine, la compassione, l’ottimismo, la nostra capacità di coping e l’espansione personale. Ovviamente questi costrutti meritano di essere spiegati più approfonditamente, ma è bene iniziare ad averli in mente! Questo allenamento farà bene a tutti noi, singolarmente, ma anche alle nostre relazioni! Cosa aspettiamo? Rimbocchiamoci le maniche!

 

Bibliografia

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