Poliamore

E se la monogamia non fosse abbastanza?

Crisi del matrimonio, aumento del numero dei divorzi, elevata difficoltà nel mantenere un legame per lungo tempo, liberalizzazione della sessualità e messa in discussione della cultura etero-centrica.

Al di là delle opinioni personali è indubbio che stiamo vivendo anni di grandi cambiamenti sociali e importanti rivoluzioni nell’ambito della sfera relazionale e sessuale. Tra queste se ne sta affacciando una nuova: la crisi dell’”amore unico”, del “pene unico” e della “vagina unica”.

Ebbene sì, proprio in questi ultimi vent’anni si è acceso un nuovo movimento che mette in discussione i principi della monogamia: il poliamore.

Ma di cosa si tratta? Con questo termine ombrello si fa riferimento a un insieme di numerosi stili relazionali affettivi e/o sessuali, accomunati tutti dalla possibilità di intrattenere rapporti allargati tra più di due persone, di qualsiasi genere e orientamento sessuale.

Le caratteristiche fondamentali di questo approccio sono la consensualità e la chiarezza che ne rappresentano i capisaldi etici: la consensualità consiste nel via libera che tutti i componenti di una relazione si concedono affinché possano estendere il proprio campo amoroso e sessuale, con i dovuti limiti e le regole che gli innamorati decidono insieme; mentre la chiarezza riguarda la comunicazione a tutti i partners della presenza di altri legami, al fine di evitare sotterfugi.

È importante chiarire che nel poliamore non ci si abbandona alla promiscuità e non si cerca di evitare l’impegno di una relazione, ma si danno maggiori concessioni a quella parte di sé che vuole sentirsi appagata sessualmente e affettivamente. Paradossalmente ci si impegna di più. Altra cosa importante è che non si smette di amare… si amano più persone.

Sia chiaro che non ho intenzione di sostenere che il poliamore sia migliore della monogamia, ciò nonostante sento di poter affermare che questo nostro modo di metterci in relazione non è perfetto e che il poliamore ha qualcosa di importante da insegnarci. Cosa?

Personalmente ritengo che la monogamia, basata sul principio di esclusività, si sia incancrenita su alcuni preconcetti che sono la causa del suo stesso fallimento. Un conto è amare una sola persona un altro è credere che tutti debbano fare altrettanto perché altrimenti malati di mente, o che si debba considerare qualsiasi desidero di “altro” come un sintomo di insoddisfazione verso il rapporto o verso il partner.

Il poliamore suggerisce, infatti, che nonostante si possa essere appagati da una relazione, ciò non impedisca lo svilupparsi di ulteriori legami e non comporti l’obbligo di sentirsi esauditi nella propria totalità.

Altro aspetto interessante è la convinzione che solo le relazioni che si sviluppino in un rapporto longevo possano essere considerate “giuste”, mentre la rottura di un legame rappresenti un fallimento.

Per i praticanti poliamorosi, al contrario, ogni contatto positivo, che sia fisico, emotivo o intellettivo o tutti questi insieme, va apprezzato per il benessere che trasmette, al di là che perduri una sola ora o molti anni.

Il poliamore ci può anche insegnare che la gelosia è un sentimento gestibile, che ha origine da insicurezze personali quali la paura di perdere il proprio partner e rimanere soli.

Difatti l’angoscia della solitudine si erge quando, non bastando a sè stessi, si avverte la necessità di ricevere da qualcuno ciò di cui siamo manchevoli. Eppure così facendo alimentiamo solo la dipendenza.

Il suggerimento è quindi di allentare il controllo e la pressione che esercitiamo sul partner, il quale viene investito di una costante e grande quantità di richieste e di conferme del proprio amore, che hanno lo scopo di farci sentire sicuri ma che non ci esimeranno dall’essere noi stessi gli unici capaci di renderci integri.

E poiché tali pressioni, responsabilità e aspettative le addossiamo pure sulle nostre stesse spalle, riconoscendole possiamo incominciare a ridurre l’ansia da prestazione: non dobbiamo più cercare di essere dei super amanti dalle elevate performance sessuali, o fidanzati perfetti che capiscono al volo il/la proprio/a partner, perché così facendo non eviteremo affatto il pericolo che qualcuno più bravo di noi ce lo/la porti via, ma anzi instaureremmo un clima di tensione e abnegazione che non favorirà di certo l’intimità e il benessere.

Una strategia molto utile ai fini del successo relazionale e parecchio in voga tra i non-monogami, riguarda l’instaurarsi di un dialogo aperto: è molto peggio reprimere i propri desideri e sentimenti o fare le cose di nascosto, piuttosto che liberare le proprie emozioni e accoglierle per quello che sono.

Inoltre, sentirsi a proprio agio, sereni e fiduciosi nel confidare le proprie intimità accresce il livello d’intesa percepita, dalla quale nascono la gioia e l’amorevolezza, ovvero legna per la longevità relazionale.

Non si ama e non ci si ama veramente se si impedisce a sè stessi e a chiunque altro di essere ciò che si è.

In sostanza il poliamore potrebbe suggerire ai monogami di vivere con maggiore spontaneità i rapporti affettivi e dare valore al semplice piacere di stare insieme senza ulteriori pretese o eccessive aspettative.

Sono quindi convinto che anche la monogamia possa evolversi in una nuova forma “aperta”, una monogamia aperta, nella quale il rapporto non sia più focalizzato sulla pretesa di amore esclusivo, ma sul donare amore a una sola persona, magari anche se questa dovesse essere “poli”.

Quello che, invece, ritengo i poliamorosi non debbano scordare è che anche dentro di loro si muove un piccolo monogamo con il suo bisogno di sentirsi unico, al sicuro e protetto. Una parte di sé che non va emarginata ma accolta e ascoltata.

Cosa provate adesso?

 

Per approfondire:

Dossie Easton e Janet Hardy (1997). La zoccola etica. Guida al poliamore, alle relazioni aperte e altre avventure

Carlo Consiglio (2009). L’amore con più partner

Vittorio Arrigoni (2015). Considerazioni sul tema delle relazioni poliamorose

8 COMMENTI

  1. Ho avuto sia relazioni monogame, che poli che aperte e mi ritrovo in molte delle cose scritte in questo articolo. La lettura è molto chiara e realistica. Non condivido la conclusione. L’articolo sembra suggerire che le relazioni poli siano “migliori” o meno limitanti perché basate su “regole” prestabilite dai partner e sulla loro indipendenza emotiva/psicologia. Se ci si ferma a questo stiamo semplicemente cercando di allontanare le minacce di un tradimento o la sensazione di sentirci limitati. Il fatto è che per quando larghe possano essere le “recinzioni” che ci mettiamo, come umani abbiamo la capacità di sorpassarle e di “deludere i propri partner”. Credo anche che alll’essere umano non convenga essere del tutto indipendente emotivamente e psicologicamente, è estremamente limitante e ci renderebbe abbastanza apatici, narcisisti ed egocentrici: la comunicazione, lo scambio e anche la vulnerabilità e influenzabilità interpersonale ci permettono di crescere e sentire/vivere di più di quello che possiamo vivere singolarmente. Credo quindi che per avere relazioni positive sia più sensato affrontare proprio queste sensazioni di sentirsi limitati o la paura di essere delusi o “violati/traditi”, sono cose che esistono in ogni tipo di relazione per quanto aperta. Quando riusciamo ad accettare queste paure e darci un qualche tipo di risposta allora siamo in grado di vivere più a pieno un qualsiasi tipo di relazione

    • Buona sera Kim, la conclusione vorrebbe suggerire una cosa diversa (come ho sottolineato nel mezzo dell’articolo), ovvero che le relazioni monogamiche possono aprirsi ad un nuovo modo di concepire il rapporto di coppia. Le coppie che considerano l’amore e la gelosia come due entità che si sostengono a vicenda ritengo facciano un po’ di confusione. In questo senso diventare “aperti” significa concedersi di provare sentimenti amorevoli per altre persone senza dover incorrere nel senso di colpa, senza doversi nascondere e potendone parlare liberamente col partner. Seguiranno sicuramente articoli a riguardo.
      Ti ringrazio per il feedback, nel quale affermi comunque opinioni a mio parere molto condivisibili.

  2. Mah, tutto sto giro di parole per descrivere le donne di facili costumi e gli uomini che fanno delle donne degli usa e getta. Questi valori sono i valori della famiglia e dell’amore tra uomo e donna. Una famiglia di madre due padri e figli uniti dalle regole? Oggi io e papa A e domani io e papa B…per quanto mi riguarda questa profonda trasformazione del mondo e dei valori mi fa letteralmente cagare poiche ormai e difficile provare gioia anche per l aver fatto l amore con una ragazza che ami perche tanto con Facebook domani se ne tromba un altra e cosi via…consumismo tra persone…boh, ognuno faccia cio che vuole. io, piuttosto che vivere cosi resto solo

    • Caro Martin, comprendo la tua posizione. E’ molto difficile credere che esistano relazioni come queste nelle quali si riesca a trovare equilibrio, amore e rispetto; però ci sono. La società, dall’epoca della prima rivoluzione agricola, si è svilupata prediligendo un assetto relazionale amoroso prevalentemente monogamico, ma questa scelta appare essere molto recente se si considera l’intera esistenza dell’uomo. Siamo sicuri che prima di quel periodo, le relazioni poliandriche e poliginiche fossero frequenti (leggere “l’amore con più partner” di Carlo Consiglio, per approfondire l’argomento). Questo a mio parere dovrebbe farci riflettere sul fatto che non è proprio contro la nostra natura il desiderio di instaurare numerose relazioni parallele. Al tempo stesso trovo molto importante riflettere sul fatto che non tutte le relazioni debbano aprirsi ad altri incontri.
      Dati i capisaldi che costituiscono l’etica del poliamore, è molto difficile parlare di donne di facili costumi e uomini sfruttatori. Cercherò il prima possibile di fornire maggiori dettagli sull’argomento.

  3. Penso che sia una cosa fantastica, quantomeno sulla carta. Credo in ogni caso che esista una difficoltà legata profondamente ad argomenti tipo Ego, possessività, e timore di perdere . É vero , sono d’accordo che la sincerità e la chiarezza siano assolutamente alla base e necessarie per instaurare un rapporto del genere. Credo pure, però, che vivendo in un paese di “cultura monogama” , anche chi si sente puro nel provare poliamore o polirelazioni abbia le proprie difficoltà di sorta. Secondo me una cosa é molto importante oltre la chiarezza e la schietta comunicazione. Secondo me se, tipo, una donna ama , due uomini, e questi due sono assolutamente al corrente di tutto e accettano e restituiscono l’amore propostogli, ecco, non dovrebbero esserci differenze ne mancanze rivolte a uno o all’altro, mancanze di nessun genere. É nell’ equilibrio il “trucco” (passatemi il termine). Non dovrebbero esserci ne favoritismi, che possono dare adito a gelosia, poiché si ha e si da amore al 100% nei confronti di tutti. Non ci sono differenze solo equilibrio tra , anziché due persone, tra più persone. Mio umile pensiero.

    • Ciao Fabio. Grazie di aver trascritto i tuoi pensieri. Rispetto a quanto portato da te mi viene da dirti che dipende. In ambito poliamoroso, specialmente in america, esistono relazioni multiple che sono organizzate su un modello gerarchico. Per cui esiste il partner primario, il partner secondario ecc., e vanno in ordine di importanza. Ma questo è solo uno dei tanti modelli relazionali disponibili e ce ne sono altri più vicini a quello da te esposto. Dipende molto dalle persone che compongono la relazione, dai loro intenti e dalle loro preferenze. Non esiste un modo migliore di un altro di relazionarsi in un rapporto affettivo aperto, ma ci sono condizioni nelle quali le persone si sentono più a loro agio mentre in altre meno.

  4. Credo sia possibile amare due persone contemporaneamente, ma non credo si possa amare due persone contemporaneamente allo stesso modo. Ogni relazione è un universo a se, caratterizzato dal contesto, dalle caratteristiche personali, dalle modalità relazionali, dai bisogni e dai desideri che ognuno porta all’interno della relazione. Ci sono diversi modi di esprimere il proprio amore e ci sono differenti modalità di accettare l’amore ricevuto dall’altro. Se penso che l’amore sia un’energia pura, la posso incanalare attraverso diversi canali, e questi dipendono dalla modalità con la quale i due singoli creano e modellano il proprio rapporto. Ci sono persone che esprimono il proprio amore attraverso il corpo, altre tramite gesti di attenzione e cura verso l’altro, altri ancora attraverso altre forme relazionali. Però, quando l’amore, inteso come energia che fluisce, viene trasmesso attraverso il cuore e quando il cuore è abbastanza capiente per contenere e far fluire la consapevolezza, la comprensione, l’accettazione, l’ascolto, l’attesa, la pratica del non attaccamento, allora è possibile amare anche più persone contemporaneamente e credo sia una delle esperienze più ricche che una persona possa permettersi di vivere.
    Purtroppo, le regole della società impongono che l’amore venga racchiuso all’interno del rapporto di coppia a due, all’interno di un matrimonio, di un progetto di vita, e non lasciano molto spazio alla sua semplice e libera espressione priva di etichette e di cornici.
    Grazie per questo bellissimo articolo intriso di importanti spunti di riflessione.

  5. Ciao, leggo questo articolo dopo 5 anni, anni in cui l’argomento di cui scrivi si è allargato ed è entrato anche nella lotta di un femminismo che vede il rapporto monogamo come figlio di una cultura patriarcale.
    Mi dichiaro subito: il poliamore in tutte le sue accezioni lo trovo aberrante, ma è una mia opinione, chiaramente. Però quello che mi ha fatto scrivere questo commento è la tua disamina su quello che il poliamore dovrebbe o potrebbe insegnare ai monogami. Quel goal che tu descrivi, cioè l’arrivo per una relazione monogama dopo la lezione del poliamore, è in realtà il vero amore in una coppia, cioè un dare e darsi spontaneo e aperto all’apice di se stessi. L’amore che invece rubrichi come “vecchio” monogamo è una relazione e un modo di vivere l’affetto per un’altra persona (non mi viene neanche di chiamarlo “amore”) che è basato su dipendenza, possesso, insicurezza. Non è vero amore, è ciò che abbiamo costruito culturalmente per stare insieme, fallimento di un modo di vivere la coppia questo sì figlio di quello che viene chiamato patriarcato. Ma ripeto, non è amore, è una forma di relazione. Non credo che persone che si amino davvero mettano completamente in discussione il proprio rapporto ad ogni piè sospinto, o la presenza dell’altro, o ancora la propria all’interno della relazione.

    Quello che più di tutto mi fa pensare di questa ormai poco new wave relazionale è il fatto che ormai tutti vogliamo farci molto di più i cavoli nostri, soddisfare i nostri piaceri andando anche sopra all’altro, senza troppi pensieri, perché la novità è sempre più affascinante del costruire, impegnarsi, voler bene. Facciamo differenza tra relazione e amore, perché sono cose diverse, perché la prima esiste anche senza il secondo. Cambiamo quindi il modo di stare insieme.
    Mi piacerebbe che ci sia un’educazione a questo, ai sentimenti, al rispettarsi.

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