“..rendete alla Pulzella, che è inviata da Dio, il Re del Cielo, le chiavi di tutte le città che avete preso e violato in Francia.”
Se nel 1428 fossero esistiti i giornali ed i titolisti avessero avuto lo stesso gusto scandalistico di oggi, questo è quello che avreste letto aprendo il giornale l’otto di maggio. Stiamo naturalmente parlando di Giovanna d’Arco, eroina francese che si rese protagonista di un vero e proprio miracolo: ribaltare le sorti di una Francia ormai sconfitta nella guerra dei cent’anni.
Giovanna nasce in un piccolo paese della Lorena da una famiglia di contadini. All’età di tredici anni incomincia sentire voci celestiali e ad avere visioni dell’arcangelo Michele, il messaggio era chiaro: doveva guidare l’armata di Carlo, futuro Re di Francia, alla vittoria contro l’invasore inglese. Oggigiorno una signorina con questo tipo di “visioni” sarebbe perlomeno definita “problematica”, se non schizoide.
Ma nel quindicesimo secolo le cose funzionavano diversamente, ed era la Chiesa ad occuparsi delle questioni dell’anima (attualmente si cerca più di curare la mente ma questa è un’altra storia). Provate però ad immaginare lo scalpore della comunità ecclesiastica quando una ragazzina si presentò alla corte di Carlo, al momento solo Delfino di Francia (che sembra pure un titolo nobiliare un pò gay), dichiarando di essere in missione per conto di dio. Manco fosse i Blues Brothers.
Anche per la componente laica della corte l’arrivo di Giovanna fu decisamente scioccante: una persona del volgo che esige le sia affidato un esercito, un interclassismo degno di Marx, per di più femmina e che pretende di guidare (e comandare) degli uomini alla vittoria, femminismo ante litteram.
La situazione della Francia però, al momento dell’arrivo della giovine, non era dei più rosei: Orléans, ultimo baluardo contro l’avanzata dell’anglo invasore, era cinta d’assedio ormai pronta a cadere. Le contingenze spinsero quindi Carlo ad affidarle un manipolo di uomini, pur senza riconoscimento ufficiale e dopo essere stata scrutinata riguardo le sue intenzioni da un gruppo di teologi della università di Poiters, fondata solo otto anni prima dall’arcivescovo di Reims (quella dove si incoronano i Re di Francia) e ultima università rimasta nei territori di Carlo.
La Chiesa confrontandosi con Giovanna si trovò di fronte una questione decisamente spinosa: come verificare che effettivamente la pulzella fosse il messaggero di dio? E se anche fosse vero, come gestirla? La risposta non era di facile soluzione, ed era anche un “hot topic” della teologia dell’epoca. Giovanna quando le chiesero se le voci parlassero in francese, rispose con un ironico “meglio di voi”.
Già nel XIII secolo era stato condotto il celebre esperimento di Federico II di Svevia per verificare l’esistenza di una lingua divina (innata direbbe un linguista oggigiorno). Alcuni neonati fuorono immediatamente separati dalle madri dopo la nascita e dati in gestazione a terzi. I bambini accuditi nel totale silenzio, avrebbero dovuto imparare la lingua degli angeli. Morirono tutti nel giro di qualche mese, nonostante fossero sani (non vi preoccupate, i linguisti non uccidono i bambini, oggigiorno).
Comunque i teologi francesi non trovarono malizia o malignità nelle parole di Giovanna e diedero l’ok per la sua missione; non si può dire lo stesso però di quelli che la arsero al rogo per eresia all’età di diciannove anni, dopo che fu catturata nel 1430 e venduta agli inglesi. Il processo fu comunque lungo e articolato, molti degli inquisitori, nonostante fossero perfettamente consci di quale esito fosse richiesto dalla corona inglese, erano sinceramente preoccupati di poter essere in errore. E poi chi glielo spiega a quello la sù? “Scusa mi ero sbagliato” (e pure in malafede)? Il re inglese organizzò quindi stizzito un escamotage per incastrarla e fu finalmente arsa viva il 30 maggio del 1431.
La Chiesa ufficiale (quella de Roma) comunque si dissociò immediatamente dalla condanna, che fu dichiarata nulla pochi anni dopo nel 1456 (c’è anche da dire che gli inglesi si dissociarono dalla Chiesa romana meno di un secolo dopo con Enrico VIII).
La scelta oltre che politica è anche dovuta all’incredibile amore provato dalla popolazione nei confronti della pulzella, che fece perfino colla per il riscatto. Ma Carlo, oramai Re come da profezia, la tradì e si tenne il cash. Ci fu perfino una missione segreta per salvarla, organizzata dal bastardo d’Orleans, che però fallì. Ahh l’amore. Il bastardo comunque fu il protagonista della vittoria finale francese a Rouen contro gli inglesi e la loro definitiva scacciata nel 1450. Ancora oggi il posto riservato a Giovanna nel cuore dei francesi è sicuramente speciale, i Re invece sono noti per essere ghigliottinati. Così come incredibile è il fastidio che provano gli inglesi quando citate la Santa Patrona di Francia (umiliati da una donna! Che onta!).