Cari lettori, se ancora non lo avete notato questo portale, blog, pagina o come volete chiamarlo, si chiama Cultura Emotiva, quindi… perchè non parlare di emozioni vere e proprie?? Aspettate, prima di cominciare è giusto capire cosa sono queste emozioni… partiamo dalle basi!

Come ci dice Boncinelli (2010): “L’emozione è parte di uno schema comportamentale innato che ha come scopo la gestione ottimale dell’esistenza”.

Non vi voglio martellare il cervello con le mille e più teorie sulle emozioni ma semplicemente distinguere tra emozioni primarie, innate e corrispondenti ad espressioni facciali universalmente riconoscibili (un esempio ce lo dà la Disney con il cartone animato Inside Out, vi consiglio di vederlo!)

ed emozioni secondarie, legate all’apprendimento sociale e all’esperienza culturale, insomma un’evoluzione delle prime dovuta ad un migliore adattamento dell’uomo all’ambiente che lo circonda.

Parleremo di un’evoluzione di Gioia, un modo intelligente, sottile ed ingegnoso di vedere e interpretare la realtà, che ne mette in risalto gli aspetti insoliti: l’umorismo, appunto! Come riesce a fare tutto ciò? Secondo Suls (1972) e Veatch (1998) sono due le componenti principali che fanno scattare la risata. Prendiamo ad esempio una ben nota pubblicità.

Praticamente un elemento socialmente normale, che può capitare a tutti (passeggiamo tranquillamente, ma un adorabile pennuto non riesce a trattenersi e se la fa addosso) porta eccezionalmente a una violazione bizzarra e strana delle nostre aspettative.

Cosa ci aspetteremo??

Che il poveretto ritorni subito a casa a pulirsi e a cambiarsi, pensando che evidentemente oggi non è per lui una buona giornata, invece…la “normale” conclusione della storia viene stravolta sconvolgendoci ma in modo assolutamente positivo, con una bella risata, alla fine dello spot. Chi ha avuto la peggio eheheh?!

Sembra proprio che l’abilità di generare e recepire l’umorismo sia un processo biologico basato su un sub-strato neurologico molto consolidato, che potrebbe suggerire una certa adattabilità evolutiva.

Che vuol dire? Conversazioni comiche sono state osservate dagli Antropologi nei primi contatti con gli Aborigeni Australiani: dato che essi sono stati isolati dal mondo esterno per almeno 35.000 anni è possibile che proprio questa sia l’età minima dell’umorismo. Sfogliando un libro di Antropologia si trovano numerosi esempi, come le dispute degli Inuit o i Tribal clowns delle tribù del Nord America, esistenti ancora oggi.

Inoltre è stata rinvenuta una piccola pittura risalente a 32.000 anni fa, che rappresenta in maniera comica la testa di un leone che tiene, stretta tra le fauci, la gamba di un uomo… ok, non mi chiedete cosa ci sia di comico in tutto questo ma tant’è… i due elementi raffigurati, e la modalità di rappresentazione, sembrano rappresentare i due aspetti dell’umorismo descritti da Suls e Veatch, quindi non tanto distante dalla pubblicità della Red Bull…

Ma è il nostro “uomo con la barba” Darwin (1872), biologo, naturalista e chi più ne ha più ne metta, che chiarisce tutto e conferma: “Sì, risata e umorismo fanno parte del repertorio di una delle emozioni primarie, per chiarirci Gioia della Disney; la selezione naturale ha mantenuto, rinforzato ed attribuito ad esse ulteriori sfumature poichè tali emozioni sono utili per la sopravvivenza umana e animale, quindi portatori di qualche vantaggio evolutivo”. E se lo dice lui!

Guardate un pò:

 

 

 

 

 

 

BARED-TEETH DISPLAY (risata a denti stretti)

 

RELAXED OPEN-MOUTH DISPLAY (risata rilassata a bocca aperta)

Queste due modalità espressive si ritrovano nei primati, nei ratti e in molti altri mammiferi, utilizzate nei momenti di gioco e di grande divertimento (Van Hooff, 1972; Panksepp & Burgdorf, 2003), ed inoltre, le aree cerebrali impegnate sono le stesse sia negli uomini che negli animali (anche se nell’uomo la complessità e la vastità di tali aree sono maggiori). Queste aree sono la corteccia prefrontale e l’emisfero destro (right brain), per tutti questi motivi, leggete qui:

Ma vi domanderete, a cosa possono mai servire una barzelletta e quattro risate? Certo, considerando il nostro ambiente ancestrale, spesso pericoloso e aggressivo, una risata poteva essere in sé molto rumorosa e attirare facilmente l’attenzione dei predatori…un motivo ci sarà se, a livello evoluzionistico, ha determinato l’adattamento delle specie che la utilizzano.

Be’ uno dei benefici più evidenti è sicuramente quello di accrescere l’unità sociale: l’umorismo rappresenta un comportamento cooperativo, manifesta la voglia di collaborare con gli altri e di sdrammatizzare con una battuta un evento negativo accaduto a noi stessi o alle persone che ci stanno attorno.

Una battuta può avere (potenzialmente) l’effetto di innalzare il proprio status, dando un’impressione di sé come persona positiva, felice, dotata di meccanismi di coping efficaci per gestire eventuali problemi, e di abbassare lo status di determinati individui che in genere sono persone potenti, sminuendoli con un motto di spirito in quanto difficilmente si possono “colpire” in altro modo.

Si tratterebbe quindi di una forma di “ostracismo sociale”, dove da un lato c’è il comico con gli ascoltatori/alleati e, al di fuori, gli “altri” che vengono messi in ridicolo.

La burla:

un comportamento a metà strada tra aggressione e pace sociale, in grado di rilasciare in tutta sicurezza la tensione psichica derivante da impulsi sessuali o aggressivi inibiti.

E qui il mitico Freud potrebbe certamente confermare!

 

 

 

 

 

 

IL GIOCO DEL CUCU’

NASCONDINO NEGLI UMANI …

 

 

 

 

 

 

 

 

… E NEGLI ANIMALI

Questi giochi non sono altro che la maturazione dell’umorismo negli esseri viventi, dal mettere in scena attacchi predatori come fanno i cuccioli di molti animali, con tanto di cadute, risate e piccoli ruggiti (“la burla come comportamento a metà tra aggressione e pace sociale”, ricordate?), fino alla narrazione e comprensione di barzellette e storielle divertenti che denotano il riconoscimento degli aspetti definiti da Suls e Veatch, grazie allo sviluppo delle aree cerebrali che abbiamo visto precedentemente (Shultz, 1996).

Alla fine di questo articolo sento sollevare delle proteste “Ma cos’è?? Non è Psicologia questa, è Antropologia, Biologia, Scienza Naturale!!!” Io invece vi dico “Tutto questo è una delle branche più complesse e affascinanti della Psicologia, è Psicologia Evoluzionistica, punto di congiunzione tra tutte queste discipline, e vi invito a visitare il sito www.epjournal.net (lo so, lo so, mi state odiando, è tutto in lingua Inglese…) e… Alberto Angela, quando vuoi, chiamami!!

 

BIBLIOGRAFIA

  • Alexander, R.D. (1986). Ostracism and indirect reciprocity: the reproductive significance of humor. Ethology and Sociobiology, 7, 253-270.
  • Boncinelli, E. (2010). Mi ritorno in mente. Il corpo, le emozioni, la coscienza. Milano: Longanesi.
  • Polimeni, J, Reiss J.P. (2006). The First Joke. Exploring the Evolutionary Origins of Humor. Evolutionary Psychology, 4(1), 347-363.
  • epjournal.net
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Emanuela Fici
Sono Emanuela Fici, 32 anni, vivo in Sicilia, a Corleone. Laureata nel 2013 in Psicologia clinica dell’arco di vita presso l’Università degli Studi di Palermo, ho seguito un Master in Gestione delle Risorse Umane che mi ha permesso una bella esperienza in ambito “Relazione Cliente” nella GDO. Nel 2015 mi sono abilitata Psicologa. Mi sono occupata di comunità per minori in fase di adozione/affido e MSNA in qualità di Educatore. Ho scritto articoli di ricerca riguardanti adolescenza e maternità in adolescenza per The International Journal of Humanities & Social Studies e Psicologia Clinica dello Sviluppo. Mi sono occupata di Peer Education in collaborazione con le scuole superiori statali e il distretto socio-sanitario del mio paese. Continuo a lavorare per il mio territorio con il Progetto IndipendenteMente, sostenuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e da varie associazioni locali, dedicato a persone con difficoltà psichiche e psichiatriche. Sono inoltre un’Assistente all’autonomia in una scuola dell’infanzia di Palermo. Contatti: emanuelafici@virgilio.it

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