Articolo di Lucrezia Pedranzini

 

“Se c’erano delle parole in grado di spiegare, be’, io non le conoscevo. Se c’erano pensieri capaci di far luce su me stesso, io non ero in grado di pensarli. Se c’erano strumenti utili a mettere in ordine le emozioni dentro di me, nella mia cassetta degli attrezzi di quegli strumenti non c’era traccia.”

È più o meno questo ciò che un bambino con un fratello malato di tumore può pensare: egli si trova a vivere tante emozioni, anche contrastanti tra loro, che però non sempre è in grado di spiegare e spiegarsi.

Il fatto di avere un fratello malato è una situazione che genera nel bambino angoscia e difficoltà nell’adattamento psicosociale, conseguenze del fatto che egli si sente emotivamente trascurato all’interno della famiglia.

Infatti, dal momento della diagnosi e soprattutto nelle prime fasi della malattia, molti aspetti della sua routine cambiano senza che egli possa opporvisi e senza che nessuno gli abbia potuto preventivamente spiegare ciò che sta accadendo.

Egli si trova così, all’improvviso, a vivere una condizione in cui i suoi genitori gli dedicano meno attenzione perché focalizzati sulla cura del figlio malato. La sensazione di angoscia è inoltre aumentata dal fatto che il bambino può percepire nei genitori preoccupazione e impotenza di fronte alla malattia.

  • Collegamento all’articolo sul gioco in ospedale: link

Di fronte al fatto che i genitori trascorrono molto tempo in ospedale o ad occuparsi del fratello malato, il bambino può sentirsi abbandonato; è una dinamica normale ma a cui è necessario prestare attenzione perché può rivelarsi pericolosa, nel caso in cui il bambino non viene rassicurato dai genitori e i suoi sentimenti di rifiuto e di solitudine si cronicizzano.

Il bambino può provare una sensazione ambivalente di forte gelosia ma allo stesso tempo di senso di colpa: i genitori si concentrano sul figlio malato, e lui reagisce manifestando aggressività e “odio” verso questo bambino malato che in qualche modo ora sembra occupare interamente la mente dei genitori e, concretamente, il loro tempo.

Non è semplice competizione tra fratelli, è molto più complesso perché in questi casi subentra anche il senso di colpa, per svariati motivi: i fratelli si sentono esclusi, provano questa serie di emozioni che riconoscono e percepiscono come negative, sentendo che proprio questo è sbagliato perché in fondo l’altro sta male davvero.

Altri ancora (soprattutto i più piccoli) pensano di essere stati loro a causare la malattia, magari attraverso un comportamento scorretto o sbagliato (aver detto una bugia, non aver rispettato una regola spiegata dai genitori).

Per questo è di fondamentale importanza che i genitori trovino il tempo di fermarsi a spiegare al bambino ciò che sta accadendo, fornendogli informazioni corrette; è importante non mentire o dargli false spiegazioni perché egli potrebbe spaventarsi o potrebbe venire a sapere la verità da qualcuno esterno alla famiglia.

È meglio invece che il bambino affronti il tema della malattia in famiglia, con i propri genitori, in modo che questo lo aiuti ad accettare e affrontare al meglio la situazione.

Inoltre sono forti il senso di impotenza e la preoccupazione perché il bambino vive la situazione di pericolo molto da vicino; di conseguenza può verificarsi un’amplificazione della paura per la malattia: si sviluppa la paura che possa capitare anche a lui, come è successo al fratello.

Per questo è importante che i genitori siano una presenza attiva e costante nella vita del bambino non malato, ascoltandolo e monitorando l’eventuale insorgenza di segnali di disagio.

Spesso infatti i bambini non hanno le risorse cognitive e/o comunicative per esprimere a parole tutto ciò che provano, e così manifestano attraverso il comportamento e gli atteggiamenti la loro sofferenza: è il caso di bambini che, in seguito alla diagnosi di tumore ad un fratello, riportano mal di testa, enuresi e difficoltà nel sonno.

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