Gli uomini sono un po’ come i libri: ne leggete distrattamente uno, e non prevedete che finirà per lasciare in voi una traccia incancellabile […]” , scriveva Eugenio Montale, facendo eco al pensiero di molti amanti della lettura o bibliofili.

Nel corso degli anni, le scienze psicologiche si sono interessate poco agli aspetti “ludici” dell’attività di lettura, privilegiando un approccio cognitivo che rendesse conto delle differenze nelle abilità, piuttosto che delle preferenze soggettive.

Se il valore della lettura come esercizio capace di migliorare il nostro livello istruzione, il
nostro status e le nostre capacità di comunicazione è ben riconosciuto, un destino diverso
è stato riservato alla considerazione dell’impatto affettivo e a lungo termine della lettura
di un libro.

Ancor meno spazio è stato dedicato al filone della fiction narrative , vittima di uno
stereotipo che lo vedrebbe subordinato alla saggistica e alla letteratura specialistica, in
riferimento a criteri di utilità e importanza.

L’attenzione verso la leisure reading – l’attività di lettura perseguita come piacevole in
quanto tale – è aumentata alla luce delle implicazioni psicologiche e sociali che
riguarderebbero coloro che scelgono di dedicare parte del proprio tempo libero
immergendosi nelle vicende di un romanzo o di un racconto fantastico.

I lettori di narrativa di genere sembrano dimostrare maggiori abilità empatiche, così come una maggiore tendenza al supporto e al coinvolgimento sociali.
Un’immagine del bibliofilo, questa, che si scontra con quella comunemente diffusa del
“topo di biblioteca” con tendenze solipsistiche e scarse capacità di interazione.

Diversamente, la caratteristica dominante del lettore per passione sarebbe quella di una
spiccata apertura all’esperienza (Openness to Experience), capace di facilitare
l’emersione di abilità immaginative, creative e intellettuali che consentono una più
efficace comprensione e interazione dialogica, tanto con il testo di un romanzo quanto in
una concreta situazione sociale.

Non meno rilevante sarebbe il ruolo di un’altra differenza individuale, legata alla tendenza del lettore a lasciarsi trasportare intensamente dal testo della narrazione.

Questo trasporto gli consente di immedesimarsi con l’altro e di approfondire la
conoscenza delle sue caratteristiche psicologiche; che si tratti di un personaggio inventato
o di una persona reale.

Un lettore di questo genere possiederebbe già quelle caratteristiche di personalità che lo
predisporrebbero ad allargare il campo della propria esperienza sociale ed emotiva e che
trovano nella pratica della lettura un utile allenamento alla comprensione delle vicende
umane.

E’ allora impossibile rendere la lettura e le sue implicazioni pratiche accessibili a tutti ? A parità di apertura e di abilità immaginative, cos’è che rende la lettura di un romanzo un’esperienza emotivamente soddisfacente, al punto da essere preferibile ad altre forme di intrattenimento ?

Un ruolo fondamentale spetta alla possibilità di accedere a modelli familiari che incoraggino l’attività di lettura come momento creativo e ricreativo.

Genitori che ritagliano del tempo da dedicare specificamente alla leisure reading
veicolano un’immagine della lettura libera dalla valenza didattica – e dunque, di fatica –
che potrebbe altrimenti caratterizzarla.

Bibliofili e “non-lettori” si distinguono per la diversità dell’esperienza emotiva e del signficato attribuito all’attività del leggere. Nel primo caso, la lettura assume un valore esistenziale, profondamente radicato nella vita quotidiana ed interiore dell’individuo, che trae da essa un senso di gratificazione e uno slancio per il proprio sviluppo personale.

Diversamente, la lettura rimane relegata nell’ambito delle attività strumentali: utile, certo, ma per raggiungere uno scopo ben preciso, come quello di informarsi, imparare, istruirsi. Un lavoro, insomma.

Il passaggio da una concezione della lettura come acquisizione passiva di informazioni ad
una interattiva – in cui i significati vengono creativamente e ricorsivamente costruiti dal
lettore che di-aloga con il testo – permetterebbe di impiegare al meglio le opportunità di
crescita e ampliamento che essa offre.

Ma quali sono queste opportunità ? Come avviene la profonda trasformazione che è esperienza comune di tutti i lettori per passione ?

Tra le dinamiche più indagate troviamo il processo di identificazione con i personaggi del racconto. Le diverse tecniche narrative impiegate dagli autori – come, ad esempio, un
discorso impostato in prima persona – permettono al lettore di fare propri gli obiettivi di
un dato personaggio e, dunque, di calarsi completamente nella situazione che questi vive.

Identificandosi, tuttavia, non si ritroverà a rispecchiare semplicemente le emozioni
narrate: il lettore vivrà emozioni proprie, derivanti dall’interazione tra il proprio Sé, il Sé del personaggio con i suoi obiettivi, le vicende del racconto e quelle della propria vita reale.

La lettura rappresenta, in questo senso, un’inestimabile opportunità di esercizio alla comprensione di sé stessi – così come ci immaginiamo all’interno del racconto – e
dell’altro – che reagisce agli accadimenti secondo il proprio modo di essere.
Nessuna sorpresa, quindi, che uno stesso testo eliciti stati d’animo anche molto diversi in
differenti lettori, testimoniando l’esistenza di un incontro che va ben oltre la parola scritta.

E’ attraverso questo incontro, riferiscono i lettori stessi, che i libri riescono ad avere un
impatto significativo sulle loro vite: attraverso un cambio di prospettiva inaspettato, che riconfigura il sistema delle loro conoscenze e favorisce l’accettazione; generando un senso di connessione che protegge da vissuti di isolamento ed esclusione; incoraggiando ad un cambiamento desiderato, ma faticoso; confermando e rafforzando il proprio valore personale.

Non da ultimo, la lettura consente loro una migliore comprensione del mondo e li dota di
cornici sempre nuove per dotare di senso gli avvenimenti della propria vita.

Riferimenti:
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fiction: Interactive influences before, during and after reading. Pychology
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• Howard, V. , (2011). The importamce of pleasure reading in the lives of young
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• Strommen, L. T. & Mates, B. F. (2004). Learning to love reading: Interviews
with older children and teens. International reading association, 48 (3)
• Mar, R. A. , Oatley, K. & Peterson, J. B. (2009). Exploring the link between
reading fiction and empathy: Ruling out individual differences and
examining outcomes. Communications, 34
• Ross, C. S. , (1999). Finding without seeking: The information encounter in
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• Clark, C. & Rumbold, K. (2006). Reading for pleasure: a research overview.
National Literacy Trust
• Nell, V. (1988). The Psychology of Reading for Pleasure: Needs and
Gratifications. Reading Research Quarterly, 23 (1)

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