Le emozioni, i pregiudizi, le preoccupazioni, le influenze culturali, guidano quotidianamente la nostra alimentazione e il nostro personale rapporto con il cibo; è così che perdiamo di vista la bellezza del cibo e del mangiare.

Spesso mangiamo di fretta, in piedi o immersi in un modo sempre più virtuale; la pausa pranzo soprattutto è diventata un ritrovo di persone che mangiano senza nemmeno guardare il piatto che hanno davanti ma interagendo con uno smartphone o il computer.

Non siamo più portati ad ascoltare il nostro corpo nè tanto meno i reali segnali di fame e sazietà; ci facciamo guidare da orari, convenzioni sociali per cui se dalle 13.00 alle 14.00 c’è la pausa pranzo, anche se non hai fame devi mangiare per forza perchè sennò non avrai più tempo.

È possibile fermare questo andamento? Purtroppo io non credo! Quello che si può fare però è imparare a vivere i momenti del pasto con più consapevolezza ed apertura nell’ascolto del nostro organismo e dei segnali che ci invia.

Questo è possibile grazie ad una pratica nata dall’incontro di due personalità Jon Kabat-Zinn e Jean Kristeller1: la Mindful Eating connubio dell’incontro tra l’alimentazione e la Mindfulness.

Grazie alla ME è possibile riuscire a gestire al meglio le proprie emozioni e i propri pensieri così da gestire il proprio rapporto con il cibo nel modo migliore.

In un articolo precedente accennavo ad una classificazione di 9 tipi di fame, individuati da Jan Chozen-Bays (2009):

  1. Fame degli occhi
  2. Fame del naso
  3. Fame delle orecchie
  4. Fame del tatto
  5. Fame della bocca
  6. Fame cellulare
  7. Fame dello stomaco
  8. Fame della mente
  9. Fame del cuore

Abbiamo visto assieme come la fame cellulare, dello stomaco, del cuore e della mente influiscano sulla nostra alimentazione e sorattutto sui segnali di fame e sazietà. Il nostro organismo veicola ogni tipo di messaggio facendoci credere cose come l’avere una sensazione di “buco nello stomaco” e portandoci a compiere gesti spesso dannosi o inefficaci.

Si dice che un piatto lo si mangi due volte, la prima con gli occhi e la seconda con la bocca; che dire allora degli altri sensi?

Mangiare significa, non soltanto inghiottire del cibo ma prima di tutto guardarlo con genuina curiosità, assaporrare ogni profumo o odore che emana, ascoltare divertiti i rumori che si avvertono mentre lo si taglia o lo si fa sfrigolare nella padella!

Tutto questo è Mindful Eating e rientre nelle 5 tipologie di fame che prendono il nome di “Fame dei 5 sensi”.

Avevo promesso un simpatico esercizio per farvi assaporare al meglio cosa signfica mangiare con tutti i nostri sensi ed eccolo qua; l’esercizio che vi propongo si chiama “Esercizio dell’uvetta”2 ma per chi non ne avesse a disposizione potrà farlo con qualsiasi altro alimento, meglio però frutta secca, come noci o mandorle.

La prima cosa da fare è prendere in mano questo chicco d’uvetta , appoggiarlo sul palmo della vostra mano o tra pollice e indice e concentrarti su di esso. Ti chiedo di immaginare di essere appena arrivato da un altro Pianeta e di non aver mai visto un simile oggetto.

Concediti il tempo di guardarlo intensamente, osservandolo con cura e con piena attenzione. Fai che i tuoi occhi ne esplorino ogni parte, quelle più scure dove si formano delle grinze e quelle più chiare o luminose. Prova a metterlo controluce per osservare se vi sono infiltrazioni più luminose.

Ora se te la senti (dopo aver letto queste poche righe) potrai chiudere gli occhi, se questo ti iuta a concentrarti meglio. Muovi tra le dita il chicco d’uvetta, esplorandone la consistenza; è morbido, duro, rugoso o liscio? Rimani per un pò sul senso del Tatto godendoti questa esperienza.

Tenendo l’uvetta tra pollice e indice passala sotto il naso e permetti all’odore di penetrare ad ogni inspirazione. Rimani qui per un pò e poi comincia a notare se nel frattempo succede qualcosa di interessante nella tua bocca e nel tuo stomaco

Continua, sempre dopo aver letto, a stare ad occhi chiusi ed avvicina il chicco d’uvetta alle labbra, notando come la mano e il braccio sappiano esattamente dove collocarlo. Portalo delicatamente in bocca, senza ancora masticare. Muovi l’uveta all’interno della tua bocca notando tutto le sensazioni che provoca nel tuo corpo e nella tua mente.

Quando sei pronto, preparati a masticare il chicco d’uvetta; in maniera del tutto consapevole dai un primo morso e nota che cosa succede subito dopo. Fai tesoro di tutto ciò che accade dopo, cattura il gusto e il sapore che si emana come un’onda e continua a masticare. Pazienta, non ingoiarlo ancora; rimani sulle sensazioni che vengono generate dall’eplosione di sapore e di come esse cambiano man mano che il tempo passa e tu continui a masticare.

Ora, se ti senti pronto, ingoia ciò chè è rimasto di quel chicco d’uvetta concentrandoti per riuscire a percepire il suo viaggio mentre scende nello stomaco.

Riprendete contatto col vostro corpo e con il mondo circostante; vi siete concessi un momento speciale per voi, in cui avete sperimentato su voi stessi cosa significa mangiare in modo consapevole. Immaginate di poter ogni giorno, ogni pasto mangiare con questa consapevolezza e curiosità; pensate a cosa vi siete persi ogni volta che mangiavate in modo meccanico, davanti alla televisione o in preda ad un attacco di tristezza.

Mangiare consapevolmente significa mangiare con tutti i nostri sensi, prestare attenzione ai segnali del corpo e della mente, rimanendo nel qui ed ora, assaporando il momento presente.

 

1 Jan Kristeller conduce dal 1999, in collaborazione con Jon Kabat-Zinn, presso la Massachussets Medical School, studi e ricerche sull’utilizzo delle pratiche di Mindfulness per l’alimentazione compulsiva ed il Binge Eating

2 Ripreso da: Williams, Teasdale, Segal e Kabat-Zinn nel loro libro “Ritrovare la serenità” (Williams et al., 2010, p. 47-48)

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:

Mindful eating. Una metodologia innovativa per regolare il rapporto con il cibo; Teresa Montesarchio; EPC Editore.

https://www.thecenterformindfuleating.org/jean-l-kristeller

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Ilaria Giardini
Sono la Dott.ssa Ilaria Giardini, nata a Cattolica e cresciuta a Pesaro; laureata in Psicologia presso l’Università degli studi di Urbino. Sono psicologa, abilitata all’esercizio della professione e iscritta all’Ordine degli Psicologi delle Marche (n° 2675). Durante la specializzazione in Psicologia Clinica mi sono sempre più interessata all’approfondimento della Psicogeriatria, campo in cui lavoro tutt’ora, facendo parte dell’equipe del Centro Diurno Margherita di Fano (specializzato nelle demenze in particolar modo di tipo Alzheimer) e in cui mi sto ulteriormente perfezionando; ho ottenuto da poco la certificazione come Operatore Validation e ho partecipato al Premio Gentlecare Sicurhouse, “Studi sull’applicazione del metodo Gentlecare in ambito geriatrico. L’attualità del modello”, vincendo nel dicembre 2016 il primo premio con un elaborato dal titolo “Giorno dopo giorno dobbiamo vivere; se possibile bene”. Fa da cornice un mio sempre maggiore interesse verso l’area del benessere psicologico, al fine di promuovere e gestire le risorse personali di ogni individuo. Contatti: giardini.ilaria@libero.it

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