Il ballo e la musica rappresentano fenomeni comunicativi universali presenti in ogni cultura ed epoca storica e costituiscono alcune delle esperienze umane più ricche dal punto di vista emotivo, motorio, cognitivo e psicologico.

Da sempre il ballo e la musica accompagnano i rituali più sacri delle civiltà umane e si associano ad esperienze di contatto psicologico profondo e senso di appartenenza.

Il potere della musica sull’uomo rimane ancora un grande mistero e la scienza, come spesso accade, cerca di spiegarlo scomponendolo in piccole parti analizzabili singolarmente.

Un primo aspetto da considerare è quindi la capacità di muoversi a tempo di musica (ballare, suonare o cantare sono tutti movimenti che devono essere compiuti a tempo). Potremmo chiederci: agli altri animali piace la musica? Gli animali sanno ballare?

La risposta è ambigua, ovvero “qualcuno si e qualcuno no”. Ad esempio, Ronan è un leone marino della California che ama molto la musica e quando la sente inizia a muoversi con un grande senso del ritmo.

C’è qualcosa nel beat che lo coinvolge al punto che non può fare a meno di muovere la testa come un fan degli Iron Maiden (un gesto che in gergo tecnico è chiamato headbanging). Uno dei suoi brani preferiti, purtroppo o per fortuna questo dipende da voi, è “I want it that way” dei Backstreet Boys.

Dato che Ronan è un leone marino socievole, si è fatto molti amici tra cui Snowball che è un cacatua, un uccello originario dell’Australia e della Malesia. Anche Snowball ama la musica e sa ballare davvero bene, soprattutto quando ascolta i Queen e Micheal Jackson (andiamo decisamente meglio rispetto a Ronan, a parer mio).

Poi c’è Kanzi che è un bonobo, uno scimpanzé del Congo. A Kanzi invece piace proprio suonare e si cimenta in ardite improvvisazioni al pianoforte o su tamburi di fortuna, anche accompagnato da una band. Infondo è cosa nota, lui è più evoluto.

Freddure a parte, quando Kanzi, Ronan e Snowball ascoltano musica non possono fare altro che abbandonarsi al ritmo e muoversi a tempo di musica con una precisione impressionante. Non ci credete? Sono tutti youtuber di discreta fama, vedere per credere: Ronan, Snowball e Kanzi.

Può sembrare strano che agli animali piaccia la musica eppure su di loro produce grandi effetti. In realtà non sappiamo con certezza se e quanto a loro piaccia ma sappiamo che gli animali si muovono a tempo di musica. Tuttavia, per gli esseri umani ballare è un’attività piacevole ed emozionante e c’è quindi motivo di supporre che lo sia anche per gli altri animali.

Madre natura può essere bizzarra e imprevedibile a volte ma non è mai sciocca: perché selezionare nel corso di milioni di anni di evoluzione questa sensibilità al ritmo musicale? Se gli animali ballano dev’esserci un motivo!

Ebbene, quale aspetto che condividiamo con Ronan ei suoi amici rende conto di questa capacità della musica di farci ballare? Per capire come mai il ritmo musicale muove così tanto il corpo degli animali devo raccontarvi una storia.

Nel 1666 il fisico olandese Christian Huyges, inventore dell’orologio a pendolo, scoprì che le frequenze di due orologi a pendolo montati sullo stesso muro tendevano a sincronizzarsi a vicenda e chiamò questo fenomeno con il nome di entrainment.

Nonostante le spiegazioni fornite inizialmente da Huyges fossero errate (egli credeva che piccole quantità di energia venissero trasmesse attraverso l’aria da un pendolo all’altro) il principio su cui si basavano era corretto. Oggi sappiamo che la sincronizzazione dei pendoli si verifica perché è il muro ad agire da mezzo attraverso il quale l’energia di un orologio si trasferisce all’altro e viceversa.

L’entrainment si verifica in molti fenomeni naturali, come la sincronizzazione del lampeggiamento delle lucciole o quella dei ritmi circadiani. In campo biomedico, l’entrainment permette di sincronizzare il ritmo degli oscillatori biologici con uno stimolo esterno periodico.

Ad esempio, si ha un entrainment in campo neuroscientifico quando le onde cerebrali mostrano un’oscillazione sovrapponibile a uno stimolo esterno pulsante, sia esso di tipo visivo, tattile o uditivo.

Negli ultimi 20 anni, lo studio delle vie di connessione tra il sistema uditivo e quello motorio ha generato un forte interesse nella comunità scientifica ed ora è noto che il sistema uditivo contiene una vasta rete di fibre di connessione distribuite in vari centri motori che vanno dal midollo spinale fino al tronco encefalo e alle aree corticali e sottocorticali.

La spiegazione neurofisiologica del ballo irrefrenabile di Ronan sembra risiedere proprio nella fitta rete di fibre che connettono il sistema uditivo e quello motorio: le cellule nervose uditive, sollecitate periodicamente dallo stimolo ritmico, sarebbero in grado di sincronizzare l’attività di quelle del sistema motorio in un processo di entrainment.

Questa sincronizzazione neurale genera due importanti fattori responsabili della facilitazione del movimento: (1) lo stimolo uditivo pre-attiva (priming) il sistema motorio rendendolo pronto ad agire, facilitando la sua risposta e migliorando la qualità del movimento; (2) lo stimolo ritmico rappresenta un modello temporale stabile che rende prevedibile il suo verificarsi.

Questa regolarità fornisce al cervello l’informazione relativa della durata delle azioni e lo aiuta nella pianificazione e nel controllo del movimento, consentendogli di calibrare in ogni istante i parametri di spazio, tempo e forza.

Già nei primi anni ’90 l’entrainment audio-motorio è stato applicato al movimento umano per migliorare le funzioni motorie in persone con disordini del movimento ed oggi esiste una disciplina chiamata Neurologic Music Therapy che adotta proprio questo principio per migliorare il movimento e la qualità di vita in persone con disturbi motori di origine neurologica, come il Parkinson o l’Ictus.

I casi di Ronan e dei suoi amici, e di tanti altri animai, ci dicono che l’entrainment audio-ritmico non è una prerogativa umana. Ma quindi, tornando alla nostra domanda iniziale, perché l’entrainment è presente nell’uomo e nelle altre specie animali? Secondo alcuni autori l’entrainment si è evoluto come effetto collaterale della selezione naturale per l’imitazione vocale.

Infatti, imparare a parlare richiede di produrre segnali vocali (quindi eseguire movimenti) basati su input uditivi e feedback sensoriali e, per quanto possa sembrarci banale, questa è un’abilità presente solo in un ristretto gruppo di animali, tra cui gli umani, alcuni uccelli, i cetacei, gli elefanti e alcuni pinnipedi.

L’apprendimento vocale richiede uno stretto accoppiamento tra input uditivo e motorio per far corrispondere la produzione vocale al modello desiderato. Proprio la possibilità di realizzare questa corrispondenza audiomotoria sembra spiegare perché anche gli animali, o sarebbe meglio dire, alcuni animali, possono ballare quando sentono la musica.

Sembra dunque che alla base della “magia” della musica ci siano aspetti un po’ meccanici che riguardano il nostro corpo e che sono giunte a noi dai nostri antenati perché rappresentano un vantaggio evolutivo. Inoltre, l’entrainment costituisce un importante punto di contatto nell’evoluzione della comunicazione linguistica e quella musicale.

A mio avviso, questo non rende meno belle e uniche le emozioni che proviamo quando ascoltiamo musica, balliamo o cantiamo insieme ad altri animali.

 

Per approfondire:

Schachner, A., Brady, T. F., Pepperberg, I. M., & Hauser, M. D. (2009). Spontaneous Motor Entrainment to Music in Multiple Vocal Mimicking Species. Current Biology, 19(10), 831–836. https://doi.org/10.1016/j.cub.2009.03.061

Thaut, M. H. (2015). The discovery of human auditory-motor entrainment and its role in the development of neurologic music therapy. Progress in Brain Research, 217, 253–66. https://doi.org/10.1016/bs.pbr.2014.11.030

Patel, A.D. (2006). Musical rhythm, linguistic rhythm, and human evolution. Music Percept. 24, 99–104. https://doi.org/10.1525/mp.2006.24.1.99

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Lapo Attardo
Nasco a Milano nel novembre del 1985 e dopo una laurea in informatica a indirizzo musicale vengo attratto da quelle che saranno due mie grandissime passioni: la psicologia e la musicoterapia. Mi diplomo in canto presso i Civici Corsi di Jazz e mi formo in musicoterapia presso il Centro di Musicoterapia di Milano e il Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense dell'Università di Pavia. Nel mentre faccio diversi lavori: il cameriere, il maestro di musica con i bambini, l'educatore con utenti disabili; tutte grandi esperienze. Ora sto concludendo la formazione in Psicologia Clinica e Neuropsicologia, lavoro come musicoterapista presso strutture sanitarie lombarde e collaboro a progetti di ricerca scientifica sugli effetti della musica e della musicoterapia. La musica è ancora un divertimento e mi esibisco in eccentriche formazioni di musica vocale. Contatti: attardolapo@gmail.com

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