Cari lettori, Cultura Emotiva vi ha abituato a conoscere i più svariati termini: resilienza, demenza, autismo, sinestesia e tanti altri, oggi voglio incrementare il vostro Dizionario di Psicologia con un nuovo vocabolo sotto la lettera T ed è… Teoria della Mente!
Gli studenti dei corsi di Scienze della Formazione o di Neuroscienze sbufferanno a tale argomento, come si dice dalle mie parti l’avranno “frariciu n’testa” (scusate ragazzi ma un ripassino male non fa, almeno spero di darvi qualche informazione in più, meglio di niente…).
Per i “profani” il termine Teoria della Mente farà un po’ di soggezione; chissà quale scienza occulta, professata da uomini vestiti di nero che imponendo le mani sul vostro capo hanno la pretesa di leggere i vostri pensieri e dirigere a loro piacimento le vostre azioni.
State tranquilli non vi sveglierete solo “Quando lo dico io!” e non farete la fine della gallina di Giucas Casella, siamo proprio lontani anni luce da magie e incantesimi, anche perché questa famosa Teoria non è un dono per pochi ma capacità di tutti, o quasi.
Prendiamo un’attività piacevole di uso comune, il gossip, sia a livello locale (storie di corna avvenute in una piccola cittadina) sia a livello internazionale (le ardenti passioni delle star di Hollywood), di solito come strutturiamo le nostre frasi?
Frasi tipo:
Maria: “Ciao Gina, ti devo dare uno scoop!! Sai Elena ha tradito Tonino con l’idraulico e suo marito, per vendicarsi, ha distrutto la macchina di Bruno, il macellaio!”
Gina: “See dai! Sicuramente Tonino avrà pensato che l’amante era Bruno, quella donna lo fa uscire pazzo…”.
Questa è l’esatta applicazione della Teoria della Mente! Come abbiamo letto, Gina non può conoscere i sentimenti e le credenze di Tonino. Infatti i pensieri sono come dei vetri opachi, percepiamo che ci sia qualcosa al di là di essi ma non possiamo dire esattamente cosa, e allora che si fa?
Semplicemente si fanno ipotesi, si suppone quali possano essere in questo caso i sentimenti del marito, un po’ come ha fatto la nostra Gina, una sorta di Sherlock Holmes de’ noantri, osservando tutti gli indizi a sua disposizione, come per esempio i comportamenti alquanto libertini della moglie Elena ed eventi esterni come le reazioni estreme di Tonino ai continui tradimenti.
Dato che comunque qui si fa diffusione di sapere di un certo spessore, e mica ci possiamo fare i fatti di Tonino che a questo già ci pensano le due comari, diamo una definizione scientifica di cosa sia questa benedetta Teoria della Mente, che ne dite?
“È l’abilità di inferire gli stati mentali degli altri, vale a dire i loro pensieri, le loro opinioni, intenzioni, e all’abilità di usare tali informazioni per interpretare ciò che essi dicono, dando significato al loro comportamento e prevedendo ciò che potranno fare in seguito” (Howlin, Baron-Cohen, Hadwin, 1999).
Significa trattare gli altri attribuendo loro le qualità più belle degli esseri umani, ovvero gli stati mentali:
credere (a valori, all’opinione della gente)
pensare (avere una mente e farla in qualche modo funzionare)
desiderare (una persona, un oggetto difficile da raggiungere),
sognare (realizzare un proprio obiettivo oppure tenerlo semplicemente dentro ad un cassetto…)
Non è un caso, e il fenomeno sociale del gossip lo testimonia, che tale teoria venga anche definita Folk Psychology o Psicologia del senso comune proprio perché si tratta di una capacità di uso comune, ovvero sono dei ragionamenti che ognuno di noi impiega quotidianamente, e oserei dire anche inconsciamente, nei rapporti con gli altri.
Mi tocca di nuovo scomodare la mia amata Psicologia Evoluzionistica perché, eh sì, tale Teoria è una sorta di modulo specializzato che, indovinate un po’, è stato studiato per la prima volta negli scimpanzé!
Nel lontano 1978 Premack e Woodruff condussero un esperimento particolarmente curioso con una scimpanzé; la misero di fronte ad un uomo che stava eseguendo un comportamento finalizzato (diretto ad uno scopo) ma tale comportamento, per qualche motivo, non riusciva a raggiungere quello scopo che si era definito. A questo punto alla scimpanzé veniva chiesto di scegliere, tra alcune fotografie, quella che avrebbe in qualche modo raffigurato il raggiungimento, e quindi la conclusione, del comportamento dell’uomo che aveva visto poco prima.
Ragazzi, la scimpanzé era praticamente l’antenata versione primate di Gina: interpretava il comportamento dell’uomo come un’azione diretta ad uno scopo perché tale azione non è data dal Caso ma motivata da stati mentali interni all’uomo.
Quindi la nostra tenera scimmietta non è esclusivamente dominata da istinti come si può facilmente credere, ma ha una mente e possiede come noi, e ora si sa come tutti i primati superiori, una forma di proto Teoria della Mente, anche se naturalmente più semplice ed ingenua.
E vi sto a dire che anche le strutture cerebrali utilizzate sono le stesse: la corteccia pre-frontale e, in particolare il lobo temporale, sede dei neuroni specchio che si attivano sia durante l’esecuzione di un movimento di tipo fisico (come ad esempio muovere un braccio), sia durante la semplice osservazione dello stesso movimento compiuto da un’altra persona. Non solo, i neuroni specchio si attivano anche quando si osserva o si prova la stessa emozione dell’altro.
È stato ipotizzato, da un punto di vista evoluzionistico, che una Teoria della Mente di sé e degli altri sia emersa nell’evoluzione degli ominidi come una risposta adattiva a un ambiente sociale diventato nei secoli sempre più complesso.
Secondo l’ipotesi del cervello sociale (Brothers, 1990; Dunbar, 1998), gli individui con buone capacità di lettura della mente avrebbero di conseguenza più capacità sociali di tipo empatico (poiché riescono a comprendere le emozioni degli altri), adeguate capacità di problem solving (poiché riescono a prevedere le reazioni umane e agire in maniera efficace), quindi rappresentano ottimi candidati per il successo riproduttivo.
Tale modulo si attiva su base maturativa, stimolato anche dal mondo che ci circonda.
IL GIOCO DEL “FAR FINTA DI…”
La finzione è uno stato mentale importante, nel quale la realtà viene distorta deliberatamente, rimanendo consapevoli della differenza tra realtà e fantasia.
Ricordate un mio precedente articolo, The First Joke? Il gioco del cucù, il nascondino non sono altro che giochi di finzione di stampo umoristico, richiedono entrambi la partecipazione del modulo di lettura della mente e, non vi vorrei sconvolgere troppo, coinvolgono anche le stesse basi neurali (la corteccia pre-frontale).
Per cui, lo abbiamo letto, la produzione e comprensione dell’umorismo richiede tempo affinché le strutture cerebrali siano mature a svolgere tale compito, stessa cosa avviene con la Teoria della Mente.
Vedete la prima bambina? Nel compito della falsa credenza, dove le si chiede “Secondo te l’orsacchiotto cosa pensa che ci sia nella scatola?” ella fa un errore, non riesce a capire che la prospettiva del tenero orso non è la stessa della sua, che poveretta è stata appena delusa dalla presenza delle inutili candele.
Questo perché non possiede la maturità sufficiente per “mettersi nei panni” dell’orso, ma questo avverrà gradualmente, come rappresentato dalla seconda ragazzina, fisicamente e cognitivamente più grande.
Quindi cari lettori, la prossima volta che vi succederà di prendere il posto delle due allegre comari Maria e Gina fermatevi un attimo a riflettere sulla grande abilità che state utilizzando, pensate alla scimpanzé, agli orsacchiotti e alle due bambine con le candele e, per favore, siate più carini ed empatici nei confronti di Tonino e di Elena, grazie!
BIBLIOGRAFIA
- Brothers, L., Ring, B., Kling, A. (1990). Response of neurons in the macaque amygdala to complex social stimuli. Behavioural brain research , 41(3).
- Dunbar, R. (2009). The social brain hypothesis and its implications for social evolution. Annals of Human Biology, 36(5).
- Fici, E. (2017). The First Joke: sulla gioia e l’umorismo. Portale online Cultura Emotiva, 5/09.
- Howlin, P., Baron-Cohen, S., Hadwin, J. (1999). Teoria della mente e autismo. Trento: Erikson.
- Ligotti, C., Roccella, M. (2006). Autismo e disturbi generalizzati dello sviluppo. Palermo: Carbone Editore.
- Premack, D., Woodruff, G. (1978). Does the chimpanzee have a theory of mind? Behavioural and Brain Sciences, 1(4).