Su maternità e gravidanza girano strane voci. Ad esempio che “se lo hanno fatto gli altri, potrò farlo anche io” oppure “diventare madre è la gioia più grande della vita”. Poche volte si riflette sul fatto che quando inizia una gravidanza si intrecciano le storie di più persone e generazioni.

Intorno al diventare genitori ruotano fantasie, sogni, aspettative e paure legate a esperienze di vita, a processi psicologici profondi. Tutto questo andrà ad influire sul bambino che sta arrivando. Ma in che modo? 

La Psicologia perinatale si occupa di questi temi. Riguarda lo studio, la promozione e la tutela della salute della mamma e del bambino nel periodo intorno alla nascita. Questa branca degli studi psicologici offre uno scorcio sulla complessità delle esperienze legate alla maternità.

La gravidanza rappresenta un momento di cambiamento nel ciclo vitale e può celare anche zone d’ombra, difficoltà e sofferenza. Sempre più spesso, purtroppo, le statistiche rivelano che la salute mentale delle donne in gravidanza può correre dei rischi.

Negli ultimi anni è cresciuto, quindi, l’interesse riguardante il disagio che può comparire nel periodo perinatale, che può sfociare anche in disturbi depressivi, ansiosi o psicotici.

Accanto ai programmi di prevenzione e cura della salute fisica della gestante ha preso avvio una maggiore attenzione allo stato emotivo di tutta la famiglia. Nella gravidanza si intrecciano elementi legati alla mente e al corpo: risulterebbe semplicistico e riduttivo operare una scissione.

Le nuove prospettive si rivolgono quindi verso la proposta di interventi mirati a incrementare il benessere e la salute emotiva delle donne che affrontano la maternità.

Gli autori del libro Psicologia clinica perinatale: dalla teoria alla pratica, edito Erickson, curato dagli Psicologi Psicoterapeuti Rosa Maria Quatraro e Pietro Grusso, offre una nuova prospettiva riguardo a questi temi.

Il testo nasce dall’esperienza diretta, “sul campo”, di ognuno degli autori che hanno contribuito ai vari capitoli. Viene offerta una panoramica su quelle situazioni che rischiano di creare un disagio emotivo nel periodo perinatale, con uno scorcio sulla letteratura più recente e proposte di intervento.

Prima di parlarne un po’ più approfonditamente, però, credo che sia importante riflettere su alcuni aspetti e vorrei farlo così:

“Sono assolutamente certa di ricordare il dolore acutissimo, peraltro spaventoso, in quanto ignoto, del taglio del mio cordone ombelicale. In tutta onestà già non era stato facile rattrappirsi per nove mesi nel fondo cavo di un antro buio e melmoso, immersa in un acquitrino asfittico, dallo spazio risicato, tuttavia rivendicato da una poltiglia di organi viscidi e invadenti, senza altro da fare che alimentarsi con una cannuccia […]”

(E’ arrivato l’arrotino)

Ciò che il connubio di sensibilità e ironia delle parole della grande Anna Marchesini ci fa comprendere è la traccia portante del testo che voglio recensire.

Il feto, che poi sarà il bambino, inizia la sua vita nella simbiosi con il corpo della madre. Tutto questo avrà davvero una memoria, che magari non è quella a cui siamo soliti pensare.

Si tratta di una memoria epigenetica. Questa branca della biologia molecolare si è recentemente affiancata agli studi genetici tradizionali. Ciò che ha evidenziato riguardo alla gravidanza è che non solo il DNA determina le caratteristiche del futuro bambino.

Ci sono meccanismi complessi che influenzano lo sviluppo del feto strettamente dipendenti dalla salute emotiva, fisica e dallo stress della madre. Mente e corpo non si possono scindere. Dobbiamo superare il dualismo mente-corpo e solo così potremmo aprirci a nuove riflessioni e nuovi interventi: questo il messaggio principale che troviamo in questo testo.

Una volta chiarito questo possiamo comprendere con quale ottica, nelle quattro sezioni, vengono affrontati gli aspetti salienti della Psicologia Clinica perinatale.

Parte prima: lo stress

La prima sezione è dedicata allo stress perinatale materno. Esistono evidenze sugli esiti avversi dello stress prenatale sullo sviluppo neurobiologico di un bambino e sulle successive tre generazioni. Non si tratta, chiaramente, di un meccanismo diretto e irreversibile: molti elementi, personali o esterni, possono cambiare il corso del processo.

La gravidanza ricopre quasi un anno di vita. Un anno complesso in cui l’immagine del proprio corpo, la propria identità, le relazioni con il partner, con gli amici, con i familiari cambiano nella vita di una donna.

Prima ancora che questo accada, il processo che porta al desiderio e all’arrivo di un figlio spesso non è semplice come si tende a pensare. Gli stress a cui una donna è sottoposta sono molti: fisici, emotivi, psicologici e magari, talvolta, accadono anche eventi difficili.

Ma proprio per le strane voci che circolano sulla gravidanza, le donne si trovano a non parlare di tutto questo. Le future madri spesso nascondono paure, preoccupazioni, sentimenti ambivalenti dietro alla manifestazione di una gioia incondizionata.

Oltre alle spiegazioni di carattere scientifico, questa è la più grande riflessione che ci accompagna in questa parte del libro. Siamo spesso ambivalenti di fronte alle situazioni ed è normale che sia così.

Diffondere questo tipo di consapevolezza potrebbe in effetti aiutare le donne a chiedere aiuto, a diventare consapevoli e attivare così quelle risorse di resilienza che interromperebbero la catena di trasmissione dello stress.

Parte seconda: gravidanza e parto

La seconda parte del libro è dedicata a tutto ciò che ruota intono alla gravidanza ed al parto.

Ad oggi la maternità viene sempre più esposta a prove complesse. Sempre più frequenti sono, ad esempio, i problemi di infertilità che spingono le coppie a ricorrere a pratiche mediche per avere un bambino.

Le nuove procedure di indagine prenatale, poi, pongono i futuri genitori di fronte a dilemmi medici, etici e umani allo stesso tempo. Anche il parto non si configura solo come una questione medica, ma ci sono aspetti psicologici profondi verso i quali predisporre una maggiore attenzione.

Questa sezione è dedicata a tante tematiche differenti. Quello che sottolinea è l’impatto psicologico degli eventi che si possono verificare durante una gravidanza. Vengono spesso sottovalutati i risvolti emotivi delle parole di medici, infermieri, tecnici ed altre figure professionali sui genitori, sulla coppia, sulla famiglia.

Spesso si predispongono piani di intervento che si concentrano sulle fasi finali del parto o su momenti cruciali. Ciò che non viene considerato sono i prima e i dopo che le persone si trovano ad affrontare e il modo in cui ciò che è successo in queste fasi cruciali andrà ad essere inserito nella storia personale.

L’investimento intorno all’idea di un figlio è profondo e scuote l’identità personale.

Parte terza: periodo postnatale

La terza parte del testo riguarda il postpartum (6-8 settimane dopo il parto). Si tratta di un periodo di adattamento per la neomamma, che si trova a far fronte a numerosi cambiamenti e richieste. In questa fase può accadere che la donna mostri una reattività emotiva diversa dal solito.

Si deve differenziare il concetto di Maternity Blues dal semplice stress postpartum, mettendo in rilievo gli elementi che potrebbero risultare predittivi di un successivo disagio. Fondamentale, in questa fase, è il ruolo del supporto emotivo e sociale che tenga conto delle necessità della donna.

Gli autori forniscono importanti suggerimenti per la pratica clinica per fornire assistenza alle donne e prevenire peggioramenti significativi. In Gran Bretagna, ad esempio, sono state sviluppate le Listening visits ovvero visite di infermieri domiciliari con l’obiettivo di offrire supporto postnatale alle madri con sintomi di natura depressiva.

Queste non vengono previste solo per sintomi gravi ma anche lievi. Il presupposto è che parlare di ciò che si prova a persone che mostrano empatia e accoglienza ha sempre un enorme potere terapeutico.

Oltre alla figura dello psicologo e alla predisposizione di uno sportello di ascolto e screening, si evidenzia anche in questo caso, il fatto che ogni operatore può fornire un valido aiuto per le coppie o rappresentare un punto di contatto verso risorse formali di supporto sociale.

L’atteggiamento accogliente delle figure che ruotano intorno a eventuali momenti critici legate a gravidanza e parto possono fungere da fattori protettivi. Un supporto emotivo e la messa in contatto con risorse locali rappresentano il primo passo efficace per prendersi cura anche degli aspetti psicologici che la maternità comporta.

Parte quarta: psicopatologia, prevenzione e modalità di intervento

Uno spazio a sé stante è stato dedicato nella parte finale del libro alla psicopatologia perinatale. Il capitolo esplora le possibili conseguenze del disagio psicologico materno sul modo in cui viene vissuta la gravidanza e sulla relazione che si instaura tra madre e figlio.

In questi casi si dovrebbe considerare il fatto che la maternità presenterà per la donna, per la diade madre-bambino e per la famiglia molte sfide. Se non adeguatamente trattati, gli effetti della sofferenza della madre si potrebbero riflettere sul figlio.

Numerosi sono i trattamenti e le modalità di presa in carico che possono risultare efficaci, ma la parte più importante è intercettare queste situazioni. Spesso accade infatti che le donne non arrivino ai servizi.

Dalle ricerche e dalla letteratura emerge però un dato importante: esistono fattori di rischio per lo sviluppo o l’esacerbarsi di un disagio psicologico nel periodo perinatale. Se gli screening multidimensionali diventassero una pratica comune per le donne nel periodo perinatale si potrebbero raccogliere informazioni per valutare il livello di rischio e proporre interventi preventivi o trattamenti specifici.

Si potrebbe, in questo modo, raggiungere le donne e aggirare le loro possibili difficoltà nel comunicare un disagio. Tra i fattori di rischio si evidenziano la mancanza di supporto sociale, storia pregressa di malattia mentale o traumi infantili, giovane età, basso livello di istruzione e difficoltà economiche. Elementi questi ultimi che dovrebbero quindi rientrare in un eventuale screening da presentare alle donne in gravidanza.

In conclusione, il percorso di questo testo delinea interessanti risvolti pratici:

  • il benessere psicologico della donna, del partner e della coppia durante il periodo perinatale dovrebbe essere considerato quanto quello fisico. La sua cura dovrebbe delinearsi come una pratica condivisa e la risposta ad una sensibilità culturale di fronte a questi temi;
  • la gravidanza rappresenta un momento di cambiamento e spesso può dare origine a forme di stress o disagio. Uno screening di routine, pertanto, dovrebbe essere predisposto nelle strutture che si occupano di questa fase;
  • nello screening dovrebbero essere considerati tutti gli elementi di rischio per l’eventuale insorgenza di un disagio più importante. Queste indagini preventive dovrebbero essere proposte a tutte le donne ma anche ai partner;
  • ogni figura che ruota intorno alla salute della donna in gravidanza può rappresentare per lei e per il partner una risorsa. Questi professionisti dovrebbero pertanto essere formati, supportati e incentivati ad un’attenzione maggiore verso le componenti psicologiche dell’assistenza;
  • le donne e le coppie spesso lamentano delle carenze nell’attenzione a tutti questi fattori: scarsa comunicazione, di collaborazione, di assistenza. Queste criticità dovrebbero rappresentare il punto di partenza per il miglioramento di fronte all’evidenza che mente e corpo non possono essere scissi.

Troppo spesso si rischia di separare il versante psicologico da quello strettamente medico e questo comporta conseguenze enormi. Un approccio integrato e l’impegno di collaborazione all’interno di un’equipe multidisciplinare rappresentano gli obiettivi più importanti da raggiungere.

Pertanto questo testo può essere una risorsa non soltanto a psicologi e psichiatri ma anche a tutte le figure che ruotano intorno a questa fase vitale: ostetriche, ginecologi, operatori, dirigenti sanitari e per tutti coloro che sono interessati a comprendere la psicologia perinatale.

Leggendo si aprono interrogativi e sfide per il futuro. Dobbiamo tendere verso la rottura dei pregiudizi che impediscono la comprensione e andare verso un modello che integri sempre di più la mente con il corpo.

 

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