Siete tipi gelosi? A causa della gelosia, alcune delle vostre relazioni sono terminate all’improvviso? La gelosia vi ha fatto dire o fare cose di cui poi vi siete pentiti?

La gelosia è una passione indirizzata contro la minaccia del tradimento o dell’abbandono. È rabbia verso qualcuno che consideriamo un intruso o un avversario. È risentimento verso chi temiamo possa abusare della nostra fiducia”.

Robert L. Leahy, direttore dell’American Institute for Cognitive Therapy di New York, rendendosi conto della scarsa letteratura in merito al problema della gelosia, ha deciso di approfondire questo tema nel suo libro “La cura della gelosia”,    pubblicato da Edizioni Centro Studi Erickson, secondo la prospettiva della terapia cognitivo-comportamentale (CBT).

La gelosia è un’emozione che coinvolge l’essere umano fin dai tempi più remoti, non a caso numerosi sono i miti che rimandano a questo travolgente sentimento (Caino e Abele, il tradimento di Elena nell’Iliade, Medea, l’Otello, l’Orlando furioso, etc.).

È presente in ogni epoca e in ogni cultura. Allora, ci verrebbe da chiedersi: Perché esiste? È funzionale? Dall’intuizione di Darwin abbiamo appreso che “la storia di tutte le specie riguarda la lotta per la sopravvivenza”, e che, per sopravvivere bisogna vincere contro chi è in competizione con noi.

Pertanto, la gelosia è un sentimento che si è evoluto con il fine di proteggerci e per difenderci da ciò che minaccia il nostro benessere. È una “strategia protettiva”, nel contesto di un “mondo competitivo”.

Nel mondo attuale spesso la nostra cultura ci spinge a pensare che le emozioni dolorose e difficili siano proibite e che sia terribilmente sbagliato provarle. La gelosia, però, come abbiamo visto, è una parte naturale della condizione umana, caratterizza infatti la maggior parte delle relazioni interpersonali più intime, non solo tra partner, ma anche tra familiari, amici, colleghi. È un’emozione che conosciamo fin da bambini, con l’attaccamento.

In una relazione sentimentale, la gelosia dipende in gran parte dal grado di impegno che si mette in campo: durante le prime fasi si investe poco e la gelosia è minima, a mano a mano che la relazione continua, l’investimento cresce e si ha sempre più da perdere.

La fase intermedia del rapporto è la più delicata, poiché c’è investimento ma c’è anche incertezza, dal momento che non si sa se la relazione potrebbe finire.

Raramente la gelosia è un problema per una persona sola, spesso infatti riguarda entrambi i partners. In molti rapporti sentimentali si instaura una dinamica particolare, per cui entrambi fanno a turno per cercare di avere ragione e di vincere la battaglia. Ma entrambi, alla fine, rischiano di perderla.

Se la gelosia non inizia a controllarci, trasformandosi in un sentimento distruttivo, può essere “sana” per la coppia, in quanto “può indicare di che cosa ha più bisogno la nostra relazione”.

Può dar modo ai partners di “chiarire il tipo di impegno preso con l’altro, darsi delle regole e instaurare una comprensione reciproca”, per ripristinare la fiducia ed il contatto, discutendo e confrontandosi, per costruire un nuovo tipo di relazione, attraverso comportamenti positivi, ad esempio proponendo di condividere qualcosa di bello insieme e fare nuove esperienze.

Fra tutte le emozioni, la gelosia “è forse la più difficile da gestire… e anche la più pericolosa”. 

È un’emozione complessa, che inizia con l’amore, ma che, con il tempo, potrebbe permettere alle sensazioni positive di fondersi a poco a poco con dolorosi sentimenti negativi, come “rabbia, ansia, terrore, confusione, senso di impotenza, disperazione, tristezza, persino eccitazione”.

Infatti, se la gelosia prende il sopravvento ed inizia a controllarci, può essere molto difficile disattivarla.

Essa deriva da “una combinazione di amore intenso e paura intensa, ma le azioni che ne risultano possono minacciare proprio il rapporto che si desidera proteggere”. Tutto ciò con il tempo non fa che accrescere la distanza emotiva tra i partners e può avere conseguenze drammatiche.

Può indurre, a tal proposito, ad adottare alcune strategie disfunzionali, quali ad esempio il sottoporre il proprio partner ad interrogatori, controllarlo e cercare indizi di tradimento.

Oggi come non mai siamo tentati a spiare continuamente il nostro partner con l’aiuto delle nuove tecnologie, come i social network, attraverso cui possiamo osservare attentamente le nuove amicizie, i contatti seguiti e i “like” inviati.

Tutto ciò non fa che accrescere le nostre insicurezze e, più si cercano tracce, meno ci si rende disponibili all’intimità e alla condivisione, allontanando ulteriormente il partner.

Il testo di Robert L. Leahy, a mio avviso, non aiuta soltanto a riconoscere e “curare” la gelosia in sé, ma anche a comprendere nel profondo il nostro modo di relazionarci all’Altro e superare i conflitti interpersonali, attraverso test di autovalutazione e tecniche utili per distaccarsi da questo travolgente sentimento e per vivere le nostre relazioni in un modo nuovo e più positivo.

Cosa fare per regolare la gelosia?

Innanzitutto, bisognerebbe distaccarsi da questo pensiero per poterlo osservare ed accettare.

A questo proposito molto utili sono gli esercizi di mindfullness e respirazione, ma anche il “mettere da parte del tempo per la gelosia”, che consiste nel darsi appuntamento con un determinato pensiero in un momento preciso della giornata, e la “tecnica della noia” (ripetere il pensiero molto lentamente per 500 volte per circa 15 minuti).

Infine, è opportuno mettere in discussione i propri pensieri negativi automatici (“so che mi tradirà”, “non sono desiderabile”, “non ci si può fidare di nessuno”, “è un traditore” …).

Negli ultimi capitoli del libro, poi, l’autore riporta alcuni utili consigli per la coppia per risolvere il problema insieme. Incoraggia i lettori a pensare in cosa si è disposti a cambiare e ad affrontare le discussioni, andando oltre “la ragione o il torto”, considerando il punto di vista del partner, per creare uno “spazio sicuro in cui condividere i sentimenti”.

In conclusione, è un libro che consiglierei a chiunque, poiché “viviamo di relazioni” e sono esse, a mia opinione, che ci trasformano e che, con il tempo e le diverse esperienze, ci fanno essere quel che siamo.

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Alessia Sebastianelli
Sono laureata in Psicologia Clinica presso l’Università di Roma “La Sapienza”, con 110 e lode. Ho svolto la mia tesi di laurea magistrale presso una “Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza” (R.E.M.S.), all’interno della quale ho analizzato il primo colloquio clinico-forense. Nel 2015 ho svolto un tirocinio, e successivamente una collaborazione, presso una Struttura Residenziale Terapeutico-Riabilitativa, entrando per la priva volta in contatto con pazienti affetti da patologie psichiatriche. Nel 2017 ho intrapreso un’esperienza di formazione presso il “Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura” (SPDC) dell’“Azienda Ospedaliera Sant'Andrea” di Roma. Attualmente lavoro in ambito educativo, con la funzione di aiuto e sostegno a bambini con disturbi del neurosviluppo. Contatti: alessia1292@gmail.com

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