Penso che a chiunque sia capitato di trovarsi ad alleviare una sensazione di tristezza o di angoscia con un gelato, un cioccolatino, o con un pacco di biscotti, a dimostrare il proprio amore e desiderio di prendersi cura dell’altro attraverso la cucina e il mangiare, o ancora sentirsi inappetente quando in preda all’ansia.

L’alimentazione è quindi indubbiamente legata, almeno in parte, alle emozioni.

Inoltre, da quando il cibo è diventato di così facile reperibilità si è trasformato in un oggetto con funzioni simboliche e relazionali molto diverse rispetto a quelle che esercitava originariamente, in cui esso era principalmente ancorato al bisogno di nutrimento.

Esistono tuttavia dei casi in cui il mangiare in maniera eccessiva serve a colmare un profondo sentimento di vuoto, l’abbuffarsi, in questi casi, soprattutto se in maniera duratura e ripetuta nel tempo, costituisce un serio problema, e può trasformarsi in binge eating o in altri tipi di alimentazione da stress, con o senza condotte eliminatorie (come ad esempio nella bulimia).

In questi casi si va a organizzare una vera e propria dipendenza dal cibo, dipendenza in cui gli alimenti svolgono un ruolo e una funzione multi-sfaccettata e complessa, che porta l’individuo a ricorrere alle abbuffate in modo tale da evitare sensazioni spiacevoli e l’affiorare di dolori e sofferenze.

Quello dell’alimentazione incontrollata è un problema estremamente diffuso, forse anche per il suo essere socialmente accettato e per il fatto che del cibo non si può fare a meno, motivo per il quale è necessario intervenire con trattamenti psicologici che vadano a supportare l’emergere delle ferite che sottendono tale comportamento problematico.

Debra Safer, Sarah Adler e Philip Mason, psicologi e ricercatori dell’Università di Stanford e dell’Università di Calgary, offrono nel libro L’alimentazione emotiva: la soluzione DBT per rompere il cerchio delle abbuffate un modello di auto-aiuto basato sulla Terapia Dialettico-Comportamentale (DBT) volto a modificare i comportamenti alimentari e a permettere l’emergere di uno stato di maggiore benessere complessivo dell’individuo.

Link alla scheda del libro: http://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/debra-l-safer-sarah-adler-philip-c-masson/lalimentazione-emotiva-9788832851021-3005.html

Il programma di auto-aiuto per il binge eating contenuto nel libro, completo e particolareggiato, si articola in 13 capitoli che confluiscono in tre moduli principali, relativi a tre categorie di acquisizione di competenze previste dalla DBT:

  1. Mindfulness: per aumentare la propria consapevolezza e rimanere in contatto con il motivo per cui si mangia compulsivamente;
  2. Regolazione delle emozioni: per imparare a influenzare le emozioni e per essere meno vulnerabili e sprovvisti a fronte di un’emotività dolorosa;
  3. Tolleranza del disagio: per apprendere e padroneggiare strumenti alternativi così da affrontare il disagio in modo nuovo e per introdurre il tempo per la riflessione.

Inizialmente il libro offre una breve introduzione all’approccio DBT e illustra altri approcci evidence-based esistenti tesi a curare l’alimentazione incontrollata. Attraverso esempi clinici e stralci di testimonianze di pazienti viene fornita una panoramica delle mille sfaccettature che può assumere il rapporto difficoltoso con il cibo:

Non sono sicuro che il cibo mi piaccia davvero tanto. Il cibo mi spaventa. Ma sembra che ne abbia bisogno per far fronte alla mia vita. Non è tanto confortante, ma è una distrazione che mi aiuta ad anestetizzarmi”.

O ancora:

C’è qualcosa di sbagliato in me. Non sono come gli altri, che mangiano quando hanno fame e si fermano quando sono sazi. Non sono mai soddisfatto delle quantità normali. Voglio sempre di più”.

In questo modo gli autori permettono al lettore di riconoscersi nelle testimonianze, aldilà dell’etichetta o del nome che danno al proprio malessere, che può variare dall’alimentazione emotiva, al mangiare compulsivo, alla dipendenza dal cibo, o anche semplicemente mangiare troppo: espressioni differenti che stanno a indicare una comune difficoltà e un bisogno di aiuto.

Gli autori illustrano in seguito come utilizzare il libro (in modalità di auto-aiuto o di auto-aiuto guidato da un terapeuta) e forniscono un’anteprima dei capitoli del libro spiegando in maniera chiara ed esemplificata i vari passaggi, o steps, previsti dal programma.

Successivamente, richiedono di prendere l’impegno (con sé stessi) di svolgere il lavoro richiesto, per poi cominciare a fornire strumenti molteplici con l’obiettivo di riconoscere i modelli specifici che portano ad abbuffarsi. Nello specifico si aiuta il lettore a svolgere un’analisi della “catena comportamentale”, in cui si identificano:

  • I fattori di vulnerabilità (ad es. malessere fisico o stanchezza)
  • Evento scatenante (ad es. discussioni, delusioni, vista di un cibo dolce)
  • Anelli della catena (ad es. emozione, azione, pensiero)
  • Comportamento problematico (ad es. episodio di abbuffata)
  • Conseguenze (ad es. sentirsi spiacevolmente “pieni”, anestetizzati, in colpa)

Una volta riconosciute le catene che sottendono l’alimentazione compulsiva, il lettore può acquisire alcuni strumenti che consentono di rispondere agli eventi (interni e esterni) in maniera differente: tra gli strumenti descritti nel libro si trovano la Mindfulness, la Respirazione diaframmatica, il Pensiero dialettico e l’Osservazione. Ognuno di essi è spiegato in maniera chiara e il lettore viene accompagnato per mano, pagina dopo pagina, attraverso il programma.

Il libro è molto scorrevole e piacevole alla lettura, anche grazie ai numerosi esercizi, questionari e domande che intermezzano il testo scritto. Ogni fase è infatti corredata da esercizi e da testimonianze di altri pazienti che consentono di identificarsi e di non sentirsi soli.

Gli autori si premurano di non tralasciare alcun dettaglio, e forniscono quindi una sezione dedicata a una pianificazione per il futuro così da prevenire le ricadute. Gli strumenti e le abilità acquisite nel corso del libro non promettono una guarigione eterna.

Come con tutti i comportamenti problematici, è facile ricadere nell’alimentazione emotiva.

I lettori vengono quindi incoraggiati a prendersi cura di sé, del proprio corpo e dei propri stati emotivi, e aiutati a formulare un piano di prevenzione che permetta di trovare e utilizzare nuovi strumenti per sperimentare un ampio spettro di emozioni e per essere sé stessi.

Il dolore che sottende un disturbo alimentare difficilmente può essere cancellato o risolto. Esso può tuttavia essere trasformato e sentito, e dare forma a nuove forme creative di vitalità e di relazione. Questo libro costituisce un potenziale alleato prezioso nel processo di riconoscimento e di trasformazione delle proprie ferite.

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