Freud sviluppa nel 1923 il modello strutturale della mente, in cui identifica tre istanze: l’Io, l’Es, e il Super-Io. Questo “apparato psichico” non corrispondeva ad aree anatomiche del cervello, bensì a concettualizzazioni ipotetiche di importanti funzioni mentali.

Nonostante oggi queste concettualizzazioni sembrino essere obsolete e polverose, in realtà risultano essere metafore del funzionamento umano.

Secondo la teoria psicoanalitica della personalità di Freud, il Super-Io, è la componente della personalità che racchiude da un lato gli ideali interiorizzati che abbiamo acquisito dai nostri genitori e dalla società, e dall’altro le proibizioni, le norme sociali e le censure.

I valori, le regole, le gerarchie… tutti aspetti che trovavano una chiara collocazione ai tempi di Freud, negli anni ’20, ma che senso ha parlare di Super-io oggi?

Effettivamente molti autori considerano il concetto di “Super-Io” non più utile (Brenner, 2002), tramontato, indegno di essere studiato e approfondito.

È senz’altro abbastanza evidente il modo in cui il quadro della società attuale sia radicalmente diverso rispetto a quello che Freud ha vissuto nel corso della formulazione delle sue topiche.

Eppure, il Super-Io è un concetto sorprendentemente attuale, estremamente utile per capire alcuni fenomeni e malesseri di cui la società attuale si fa portatrice.

Vediamo come.

Secondo alcuni autori la liberazione dalle proibizioni sessuali avrebbe eliminato le nevrosi e prodotto una società più sana: in effetti, Freud sosteneva che le nevrosi fossero il risultato di un conflitto tra una pulsione, un desiderio, e la sua censura.

Secondo quest’ottica la società attuale, più libera da costrizioni morali, da imperativi e da divieti, dovrebbe essere esente da psicopatologie.

Eppure, già Freud nei lontani anni ’20 non condivideva tale visione ottimista: rintracciava pericoli nell’eliminazione delle pulsioni istintuali così come in una loro eventuale liberazione.

Il padre della psicoanalisi sosteneva infatti che per il benessere della civiltà fosse necessaria da un lato una sufficiente libertà delle pulsioni, ma dall’altro una loro adeguata restrizione.

Riteneva che se un loro eccessivo contenimento provocherebbe repressioni e ostilità nella civiltà, dall’altro, ci metteva in guardia sul pericolo di una loro liberazione, che avrebbe parimenti costituito, secondo la sua visione, una minaccia alla civiltà.

Oggi ci troviamo senz’altro di fronte a quella che alcuni hanno definito “società permissiva”, caratterizzata proprio da una liberazione delle pulsioni sessuali e degli impulsi, con apparente assenza di limiti.

Le funzioni del Super-io sarebbero l’eredità dell’interiorizzazione della figura paterna, regolatoria e con funzioni di “castrazione”, ovvero volta a stabilire le differenze generazionali e il senso del limite.

La “permissività” ha ridotto il ruolo proibitivo e autorevole del padre. La funzione di un padre meno severo, tuttavia, non porta all’instaurarsi di un Super-Io più clemente (Lowenfeld, 1970), bensì, a un incremento di angosce, paure, e di proiezioni.

L’immagine dei genitori reali contrasta sempre di più con quella infantile. La scarsa funzione contenitiva e divieto paterni lasciano il bambino in balia di fantasie onnipotenti che rischiano di farlo sentire isolato nell’onnipotenza, non consapevole dei limiti e vincoli posti dalla realtà e alle prese con un’angoscia inconscia che non viene mai elaborata.

I giovani oggi sono stati abbandonati dai loro genitori per ciò che riguarda lo sviluppo superegoico. L’Io da solo difficilmente può risolvere il compito di controllare, regolare, e sublimare. I genitori, così come le scuole e le Istituzioni, sembrano avere abdicato a tale funzione regolatoria.

Oggi, pertanto, si osserva il seguente problema: la funzione inibitoria, controllante e di guida del Super-io è impoverita dalla fragilità narcisistica dei genitori, dall’educazione indulgente che non riesce a rafforzare l’Io, e dal clima sociale generale di permissività.

Le cariche pulsionali aggressive e sessuali, costituzionali, sono molto meno soggette alla censura delle regole. Tuttavia, il Super-io severo della prima infanzia ancora giace nell’individuo, esitando in umori depressi, sconforto e necessità di soddisfazioni alternative.

Oggi le funzioni controllanti del Super-io, risultato dell’identificazione con regole genitoriali forti, volte a proteggere l’individuo dai sentimenti di colpa, sono scarse e il potere punitivo e auto-distruttivo del Super-io sembra soggiacere una gran parte delle sofferenze contemporanee.

L’essere malato, il non guarire, se seguiamo le teorizzazioni freudiane, in un certo qual senso permetterebbe di soddisfare gli inconsci bisogni di punizione di cui, secondo Freud, il Super-Io si fa portatore.

In questo senso, si può ipotizzare che il bisogno narcisistico del genitore dia origine nel soggetto a un Super-Io autarchico e immaturo che, non trovando una punizione nella figura del “padre” nel momento in cui non è all’altezza dei propri ideali interni, si ripiega su sé stesso, silenziosamente, auto-punendosi attraverso una sofferenza muta non consapevolmente associata al sentimento di colpa.

Questi processi permetterebbero di spiegare, in parte, l’incremento delle patologie depressive, dei disturbi dell’alimentazione o ancora delle dipendenze nei giovani di oggi, come tentativi estremi di trovare una forma di auto-regolazione e di controllo del Super-io primitivo.

L’universo del virtuale si inserisce perfettamente in questo quadro: universo con cui i giovani intrattengono rapporti sempre più serrati, è un universo di simulazione.

Trattandosi di un’illusione di reale, rende ancor più difficile l’accettazione e interiorizzazione del limite e del divieto.

Merita una parola anche la trasformazione dell’Io Ideale, uno degli aspetti del Super-io: l’assenza di frustrazioni adeguate e di differimento della gratificazione degli impulsi impedisce all’Io Ideale di ridimensionarsi, lasciando l’individuo con un senso di onnipotenza narcisistica da un lato, e con un profondo senso di vuoto e di solitudine dall’altro.

La possibilità di percepire il senso del limite viene infatti anche dal contatto reale con l’altro, dato dal confine e dalla negoziazione: la differenza tra i sessi, la differenza tra le generazioni e in maniera più generale l’alterità sono tutti aspetti che si possono acquisire solamente nel momento in cui c’è la possibilità di percepire la propria finitezza.

Accettare il Super-io è inserirsi nella tradizione, è diventare un anello della catena e rassegnarsi a essere solo un uomo. Essere un Superuomo è rifiutare in blocco tutto questo, e cioè la condizione umana.

 

Riferimenti Bibliografici:

Brenner, C. (2002). Conflict, compromise formation, and structural theory. The Psychoanalytic Quarterly, 71(3), 397-417.

Freud, S. (1923). L’Io e l’Es. Bollati Boringhieri

Guignard, F, “Mais où sont les neiges d’antan?”, revue Française de psyschoanalyse 2006/5 (Vol. 70), p. 1465-1481.

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