Attraverso le conoscenze attuali possiamo affermare con sicurezza che lo stress è dannoso non solo per la mente, ma anche per il corpo. È una conoscenza comune e diffusa, ma ci si ferma mai davvero a riflettere su quanto lo stress influenza il nostro organismo, in particolare il sistema immunitario?

Prima di tutto c’è una distinzione importante da fare tra lo stress positivo e stress negativo.

L’eustress è quello che possiamo definire “positivo”, ossia lo stress che permette al soggetto di produrre una risposta adattiva e quindi si rivela vantaggioso. È definibile come la capacità di reazione agli eventi. Lo stress quindi non è un fattore negativo a prescindere.

Selye (1976) ha definito lo stress come “l’essenza della vita”, proprio perché permette di attivare risposte a eventi interni ed esterni a noi. “Un colpo doloroso o un bacio appassionato possono essere ugualmente stressanti” rende l’idea della concezione di Selye dello stress, ossia di una risposta aspecifica dell’organismo a ciò che lo “colpisce”.

Si parla invece di stress dannoso (distress) quando una situazione o evento comportano una risposta prolungata per il soggetto, che esaurisce le sue possibilità di rispondere e preservarsi. Questa accezione è sicuramente più vicina al senso comune del termine.

Lo stress è quindi dannoso quando è cronico o ripetuto: ciò comporta che la risposta dell’organismo viene mantenuta troppo a lungo, finendo per esaurire le risorse a disposizione.

Il termine stress è quotidianamente usato per coprire una varietà di situazioni e eventi diversificati (incidenti, lavoro, studio, problemi relazionali, economici fino a situazioni più consistenti come per esempio eventi traumatici, insicurezze personali).

Però va detto che non si può definire un evento stressante a prescindere, infatti ciò che rende un fattore stressante è il risultato di valutazioni soggettive (Folkman, S., & Lazarus, R. S, 1984): è assolutamente necessario considerare la componente soggettiva, cioè come una persona interpreta gli avvenimenti e come vi fa fronte.

Cosa significa? Che uno stesso evento (per esempio un esame) non può essere considerato per forza stressante perché per alcuni potrebbe non esserlo (uscite allo scoperto se esistete!).

Perché è importante parlare di stress? Perché ha conseguenze molto più profonde di quello che si pensa. Diversi studi confermano la relazione tra stress e abbassamento della capacità difensiva del sistema immunitario (Segerstrom & Miller, 2004). Se ci pensiamo, gli agenti stressanti sono tantissimi nella vita di tutti i giorni e ne siamo costantemente bombardati.

Quale è quindi l’effetto dello stress sul corpo?

La reazione allo stress si compone di tre fasi: allarme, resistenza (in cui si agisce per far fronte all’agente stressante) ed esaurimento (l’organismo esaurisce le risorse a disposizione).

Quando qualcosa ci mette ansia o ci preoccupa si innesca una reazione dell’organismo a partire dal cervello. Il cervello (in particolare l’amigdala) valuta la situazione in cui ci troviamo e, se è vista come potenzialmente dannosa, viene attivato l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

In poche parole, questa catena di “lavoro” regola la produzione dell’ormone dello stress ossia il cortisolo, da parte della ghiandola surrenale. Il cortisolo contribuisce alla reazione fisiologica allo stress da parte del corpo (Bear, Connors, & Paradiso, 2007).

Il cortisolo non è negativo a prescindere, infatti, a breve termine, migliora la capacità di risposta. Allora quando è un problema? Quando lo stress diventa cronico: cioè quando la fonte di stress persiste senza che il soggetto riesca a risolverla o a adottare delle strategie di coping adeguate.

In questi casi il cortisolo continua a essere prodotto. Gli effetti del cortisolo a lungo termine sono infatti dannosi a livello neurale, ma anche a livello della capacità difensiva dell’organismo.

Quindi un po’ di ansia per una gara sportiva o per un esame non è negativa; lo stress ci fornisce la possibilità di reagire, migliorando la nostra capacità di risposta. Diventa dannoso quando è cronico.

Per capire quanto mente e corpo siano connessi voglio riportarvi uno studio, che mi ha particolarmente colpito, riguardo lo stress e le allergie!

Lo studio in questione (Kiecolt-Glaser et al., 2009) ha indagato l’effetto dello stress in soggetti affetti da rinite allergica (condizione che provoca sintomi simili al raffreddore ma in risposta a allergeni, per esempio ai pollini).

In questo interessante studio si valutata la risposta ad allergeni tramite Prick test (test cutaneo in cui si pongono, sulla pelle “graffiata” degli allergeni per vedere l’entità della risposta allergica) prima e dopo una situazione stressante.

Il fattore stressante consisteva nel parlare in pubblico (prestazione che sarebbe poi stata valutata). I risultati hanno mostrato un aumento della risposta ai test cutanei eseguiti dopo una situazione stressante. Addirittura tale risposta si manifestava anche il giorno dopo!

Senza scendere in dettagli eccessivamente scientifici, cosa ci dice questo? Che sicuramente lo stress ha un effetto sul corpo; non è solo una questione che si ferma al livello mentale producendo un malessere (pensieri negativi, rimuginazione, preoccupazione etc), ma si traduce in vere e proprie alterazioni della risposta dell’organismo.

Cercare di contenere i propri livelli di stress permette al nostro corpo di tornare a “lavorare” al meglio. Quando abbiamo un problema siamo improntati a cercare di risolverlo con ogni mezzo e modalità: lavoriamo o studiamo più del dovuto, stiamo svegli fino a tardi o non riusciamo a dormire proprio per cercare una soluzione o spendiamo diverso tempo a pensare alla situazione che ci reca preoccupazione. Siamo quindi orientati al problema.

Certamente, se possibile, risolvere la situazione o il problema è utile a porre fine a una condizione stressante. Ma è altresì importante avere delle strategie che permettono di gestire lo stress qualora ci siano delle situazioni a lungo termine che lo provocano e per cui non c’è una soluzione immediata.

Come dicevamo prima, lo stress cronico è dannoso quindi, soprattutto in questo caso, diventa importante avere delle strategie di coping più emotive, cioè che permettano di gestire situazioni stressanti che non possono essere risolte nell’immediato.

Ognuno ha delle attività o mette in atto delle strategie (per esempio chiedere supporto sociale) per cercare di interrompere il circolo dei pensieri negativi e delle preoccupazioni.

Queste strategie possono essere trovate in autonomia o rivolgendosi a dei professionisti qualora il malessere derivante da situazioni di vita quotidiana comprometta la funzionalità di una persona e la sua capacità di trovare delle modalità adattive per fronteggiare gli eventi.

L’invito con cui voglio concludere è questo: prendersi cura del proprio benessere psicologico oltre che di quello fisico.

BIBLIOGRAFIA

Bear, M. F., Connors, B. W., & Paradiso, M. A. (2007). Neuroscienze. Esplorando il cervello. Con CD-ROM. Elsevier srl.

Folkman, S., & Lazarus, R. S. (1984). Stress, appraisal, and coping (pp. 150-153). New York: Springer Publishing Company.

Kiecolt-Glaser, J. K., Heffner, K. L., Glaser, R., Malarkey, W. B., Porter, K., Atkinson, C., … & Marshall, G. D. (2009). How stress and anxiety can alter immediate and late phase skin test responses in allergic rhinitis. Psychoneuroendocrinology34(5), 670-680.

Segerstrom, S. C., & Miller, G. E. (2004). Psychological stress and the human immune system: a meta-analytic study of 30 years of inquiry. Psychological bulletin130(4), 601.

Selye, H. (1976). Stress without distress. In Psychopathology of human adaptation (pp. 137-146). Springer, Boston, MA.

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Irene Cazzaniga
Piacere, sono Irene! Mi sono laureata in psicologia clinica e neuropsicologia nel ciclo di vita presso l’università di Milano Bicocca. In passato ho fatto diverse esperienze nell’ambito dei minori, sia tramite un tirocinio presso una comunità mamma-bambino, sia tramite esperienze di volontariato. Attualmente sono una volontaria presso una cooperativa sociale che propone percorsi di ippoterapia per bambini e ragazzi. Amo i film, i libri e la fotografia e credo nel loro grande potere comunicativo. Attualmente sto svolgendo il tirocinio post lauream presso un reparto di neuroriabilitazione cognitiva, nel quale ho modo di fare esperienza del mondo dell’adulto, sia dal punto di vista del disagio psicologico che della riabilitazione neuropsicologica. La neuropsicologia in particolare è un’area che mi interessa a livello professionale. Contatti: irene.cazzaniga93@gmail.com

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