Quando si parla degli argomenti di cui si occupa il libro di Nicola Carone, edito Raffaello Cortina, è bene procedere coi piedi di piombo: ogni passo è rischioso. Ovvio, dato che tratta di genitori omosessuali e di omogenitorialità.

Difficile sapere se i nostri pensieri sull’argomento sono frutto di eredità culturali così stratificate nei secoli da risultare invisibili ai nostri stessi occhi, difficile essere consapevoli di ciò che non vediamo: siamo tutti, in un certo qual modo, vittime delle nostre cecità selettive.

A meno che non si riesca a cambiare paio di occhiali: in questo senso i risultati della ricerca scientifica ci fanno da specchio nelle nostre idee date per assodate o presunti dati ontologici (come la famiglia naturale, la funzione del sesso, o altri).

Come vedremo, non sempre la “scienza” è stata “scientifica”: non sempre, in altre parole, ha utilizzato il metodo scientifico per sostanziare le sue idee, in particolar modo nei confronti dell’omosessualità, anche se dagli anni ’80 le cose sono cambiate progressivamente.

Ma tutto sommato, forse la saggezza non risiede nell’assenza di errori ma nella capacità, quando se ne compiono, di porvi rimedio: in questo, la ricerca ci ha di sicuro aiutato ad essere più saggi.

La radioattività del tema ruota fondamentalmente attorno a tre assi:

  • l’omosessualità è questione sulla quale la psicologia e la psichiatria si sono per troppo tempo schierate su posizioni antiscientifiche, in linea però con la morale del tempo. Bastino le seguenti considerazioni: nel 1952 l’omosessualità venne inserita nel DSM I come una sottocategoria del disturbo della personalità sociopatico.

Nel 1968, in modo drammaticamente asincrono alle trasformazioni che stavano attraversando le società occidentali, ricevette un upgrade: divenne una deviazione sessuale, parte dei disturbi della personalità e certi altri disturbi mentali non psicotici nel DSM II, uscito in quell’anno.

Mentre le controversie si facevano sempre più accese il DSM II la fece traslocare nel disturbo dell’orientamento sessuale, legittimando indirettamente le terapie di conversione sessuale.

Bisognerà aspettare il 1980, prima di vedere l’omosessualità finalmente esule da ogni connotazione patologica: quel passaggio al DSM III che Paul Watzlawick commenterà, con sottile ironia, così: “Ai suoi autori si deve riconoscere quello che è probabilmente il più grande successo terapeutico di tutti i tempi: reagendo a una crescente pressione sociale, non hanno più classificato nella terza edizione, l’omosessualità come un disturbo psichiatrico, curando così milioni di persone dalla loro “malattia” con un tratto di penna“.

Il libro si occupa di omogenitorialità: sappiamo quanto l’argomento sia dibattuto e le dichiarazioni-slogan “un bambino ha bisogno di una mamma e di un papà”, così apparentemente di senso comune, la fanno ancora da padrone nei dibattiti a tema. Ma è davvero così?

Da un punto di vista evoluzionistico, l’uomo è lo stesso mammifero che circa 30000 anni fa viveva in piccoli gruppi (da alcune decine di individui a qualche centinaio – Harari, 2019) di cacciatori-raccoglitori, in cui è probabile che l’educazione e la cura dei bambini fosse un compito condiviso fra vari membri del gruppo (Tomasello, 2019).

In altre parole, la famiglia nucleare eterosessuale come la conosciamo oggi, che delega l’educazione della propria prole a persone salariate esterne alla famiglia (scuole di ogni ordine e grado, babysitter, ecc.) è altrettanto culturalmente costruita di ogni altra tipologia familiare umana: e incontra una quantità di problematiche, intoppi, ostacoli e difficoltà.

Non si capisce perché due genitori omosessuali non dovrebbero poter fare meglio: e infatti la ricerca non lo sostiene.

  • Si parla di procreazione medicalmente assistita (PMA) e gestazione per altri (GPA), in altre parole di due modi per accedere alla genitorialità. Termine che per l’autore fa riferimento ad una funzione psicologica e relazionale, non allo status di avere dato vita ad un altro essere umano.

E in questo passaggio il legame genetico con la prole non trova un ruolo: anche questo è un punto ardentemente dibattuto, purtroppo spesso perdendo la lucidità dell’argomentazione a favore di prese di posizione rigide e aprioristiche.

C’è anche il tema del cosiddetto procreativismo, cioè l’idea che la sessualità abbia come unico fine la procreazione. Si tratta di un’idea che pare logica solo a chi ne condivide le premesse culturali, da ricercarsi in una fede (il cristianesimo) che ha a più riprese condannato la sessualità vissuta al di fuori della cornice che lei stessa le aveva assegnato (eterosessualità, matrimonio e finalità procreativa).

Proprio l’impossibilità dei matrimoni omosessuali in Italia rende l’omosessualità la grande “eretica” dell’ambito, perché coagula in sé l’eccezione a tutti e tre i suddetti principi: la differenza di genere, il matrimonio e la finalità procreativa, appunto.

Il libro si occupa di queste e di altre questioni, partendo dal presupposto, potenzialmente apprezzabile, che l’omogenitorialità possa ulteriormente emanciparsi rinunciando al proprio adattamento a modelli eterosessuali preesistenti per costituirsi come qualcosa di originale: un invito a costruire il proprio stile.

In sintesi: una lettura interessante alla quale ci si augura ne seguiranno altre sull’argomento. La parte teorica, fedele alla formazione psicodinamica dell’autore, risulta molto ben articolata; la ricerca è presente in ogni passaggio, nel tentativo, in un ambito in cui le prese di posizione ideologiche sono più la norma che l’eccezione, di dare sostanza scientifica ad ogni affermazione.

La clinica, invece, procede di conseguenza alle prime due: un piccolo appunto che ci sentiamo di fare riguarda proprio la mancanza di “storie di terapia” (o di vita), che ci avrebbero consentito, tramite la narrazione, una più profonda empatia verso i concetti esposti. Anche se forse quest’ultima riflessione riguarda soprattutto chi, come me, adora affezionarsi alle storie più che alle teorie.

Bibliografia

Carone, N. (2021). Le famiglie omogenitoriali: teoria, clinica e pratica. Milano: Raffaello Cortina.

Crapanzano, A. (2019). Cinquant’anni dopo Stonewall: memorie di un percorso di cambiamento non ancora terminato. PsychiatryOnline (rintracciato su: http://www.psychiatryonline.it/node/7995)

De Rosa (2021). Italian Psycho. La follia tra crimini, ideologia e politica. Roma: Minimum Fax.

Harari, Y. N. (2019). Sapiens. Da animali a dèi: breve storia dell’umanità. Milano: Bompiani.

Tomasello, M. (2019). Diventare umani. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Watzlawick, P., Nardone, G. (1997). Terapia Breve Strategica. Milano: Raffaello Cortina.

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